"Felice, emozionato, rinato". Claudio Foti aspettava questa pronuncia con speranza e apprensione. E ora si sfoga: "Questa assoluzione mi restituisce alla dignità e all’onore che merito, non ho mai fatto del male ai miei pazienti, li ho sempre aiutati, mettendo a disposizione tutto il mio tempo e il mio sapere. Oggi finiscono quattro anni di dolore e di ingiustizia. Potrò tornare al mio lavoro e alla mia vita". Ma sono le parole del suo avvocato Luca Bauccio a colpire durissimo in direzione della procura di Reggio e del battage politico e mediatico che ha accompagnato l’inchiesta. Il legale infatti parla di "anni di persecuzione che hanno permesso a molti di costruire carriere, improvvisare tribunali e condurre proprie redditizie campagne scandalistiche senza alcun fondamento e verità".
E inoltre aggiunge: "In questi anni è stata criminalizzata la psicoterapia del trauma, è stata accreditata la favoletta dei bambini rubati alle famiglie per essere dati in pasto a famiglie lesbiche, una poltiglia di menzogne, cultura razzista, speculazione politica. Nel mezzo tanti innocenti che hanno pagato pesantemente questa caccia alle streghe. In Italia vi è un serio problema di garantismo verso il presunto innocente, è sufficiente che una procura avanzi una ipotesi di reato e, se conviene, si scatena la gogna e la lapidazione del sospettato".
"Abbiamo dimostrato in appello – continua l’avvocato – come Claudio Foti abbia agito con l’unico fine di curare la propria paziente. La sua estraneità a qualsiasi reato di frode, abuso d’ufficio e violenza psicologica è emersa in modo chiaro. Sono stati prodotte fonti scientifiche, pareri, letteratura scientifica di rilevanza internazionale che scagionavano Claudio Foti da qualsiasi responsabilità. L’accusa verso Claudio Foti era frutto di un pregiudizio: credere ai minori era diventato un delitto. Abbiamo dimostrato come le consulenze dell’accusa abbiano violato il metodo scientifico e abbiano ignorato i tantissimi elementi favorevoli a Claudio Foti. Possiamo dire che la sentenza della Corte d’appello ha una portata storica. Questa sentenza detta il giusto percorso giuridico che è necessario seguire per l’accertamento della responsabilità professionale, del nesso di causa e del dolo, conformità con l’insegnamento della Corte di cassazione. Con oggi – ha concluso l’avvocato Bauccio – muore la leggenda di Bibbiano e rinasce la verità di una comunità di professionisti che hanno voluto perseguire solo la protezione del minore".