REDAZIONE REGGIO EMILIA

Reliquia religiosa ’contesa’. Assolto ingegnere di 69 anni

L’imputato fu denunciato dal fratello ex sacerdote: "Mi ricattò al telefono" .

Reliquia religiosa ’contesa’. Assolto ingegnere di 69 anni

giudice Matteo Gambarati

di Alessandra Codeluppi

Assoluzione "perché il fatto non costituisce reato". È la sentenza pronunciata ieri dal giudice Matteo Gambarati per Alberto Melegari, 69enne di Quattro Castella, imputato nel processo scaturito dalla denuncia sporta sei anni fa dal fratello Achille Melegari, che fu parroco di Cella, Cadè e Gaida fino al 2017 quando lasciò l’abito talare e poi sposò Gerardina Bellassai, nota per la sua attività nei volontari di strada City Angels. L’ex sacerdote riteneva che una reliquia, insieme ad altre cose, gli fosse stata sottratta dal fratello Alberto: si tratta di una pezzolina del costato di padre Pio, cioè un tessuto con macchie di sangue, oltre a una porzione del cordone e del saio.

Per gli oggetti che sarebbero venuti a mancare, l’accusa formulata era di furto di beni di natura ereditaria, fattispecie che è stata depenalizzata nel 2016, cioè un anno prima dell’episodio contestato. Ieri pure il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione, ritenendo il fatto di particolare tenuità. L’avvocato difensore Ettore Ponno, che tutela Alberto Melegari, esprime soddisfazione: "Finalmente è stata resa giustizia all’ingegnere mio assistito rispetto alle accuse che erano ingiuste e che all’esito dell’istruttoria dibattimentale si sono rivelate infondate". Secondo il racconto in aula dall’ex sacerdote, "in un momento di grave difficoltà, Gerardina cercò rifugio dalle suore di clausura, che le donarono la reliquia perché lei era devota al Santo".

Si è costituita parte civile la 63enne Bellassai, tutelata dall’avvocato Giacomo Fornaciari che aveva chiesto provvisionale e risarcimento: "Ci riserviamo di fare appello - dichiara il legale - all’esito della lettura delle motivazioni", che saranno depositate entro 45 giorni. Achille Melegari, 64 anni, aveva detto che si accorse nel dicembre 2017 della mancanza dei beni custoditi in un cassetto segreto dentro un armadio in parrocchia e che poi portò in una casa di Reggio in comproprietà col fratello.

Riebbe i beni a fine 2019, dopo che fu ordinata una perquisizione a casa del fratello. Aveva accennato a un ricatto: "Al telefono mi disse che prima avrei dovuto lasciargli la casa e poi lui mi avrebbe restituito la reliquia". In tribunale il fratello Alberto aveva detto che era spaventato dal fatto che nell’abitazione erano entrate persone estranee; e ha detto che lui voleva riconsegnare la reliquia ad ambienti religiosi. Una monaca di clausura aveva raccontato che l’imputato era andato al convento per restituire la reliquia, ma che lei non accettò perché l’avevano donata a Bellassai; e che poi lui tornò di nuovo, facendo però finta di lasciarla.

Il 69enne Melegari aveva sostenuto invece che lui la riprese perché voleva una ricevuta che attestasse la consegna al convento. Aveva anche raccontato di un episodio in cui il fratello sarebbe andato a casa sua urlando e spaccando oggetti e poi la denuncia su questo fatto era stata archiviata.