Focus sulla ‘In-certezza’ dei reggiani, ieri a Ruote da Sogno, nel contesto della relazione portata da Daniele Marini (docente di Sociologia dei processi economici dell’Università di Padova) e Irene Lovato Menin, con argomento ‘la popolazione della provincia di Reggio Emilia, la qualità della vita e il ruolo dell’industria’.
"Il modificarsi continuo dei confini (valoriali, simbolici, di fenomeni) produce un senso di spaesamento e di incertezza. Di più, l’unica certezza di cui disponiamo è l’incertezza – è l’avvio di Marini (foto) –. Tuttavia sono ben chiare le radici cui affidarsi: ci sono delle ‘certezze’. Radici che hanno originato lo sviluppo attuale e sulle quali puntare per il futuro: il ruolo centrale della produzione manifatturiera e agroalimentare, il lavoro e le competenze professionali, la coesione sociale e l’accoglienza degli immigrati. Di qui, la percezione di un futuro caratterizzato da un orizzonte ancora offuscato, ma in misura inferiore rispetto a quanto immaginato al termine del 2023. Segno che cresce anche una speranza positiva".
I reggiani si presentano al termine di un anno segnato per l’Emilia-Romagna da catastrofi ambientali, che hanno inciso. "Per questo motivo – sottolinea Marini – sono ’in-certi’, confusi, ma con radici salde. In-certezza. Poco meno della metà degli interpellati (44,8%) avverte di aver diminuito le risorse economiche familiari. Chi risente di questa perdita? Gli anziani (oltre 65), chi ha un livello di studi basso, gli imprenditori e i lavoratori autonomi, chi risiede nelle periferie e nei paesi, chi abita nell’area della ’montagna’ e della ’pianura’".
Qui si cela un maggior livello di disagio sociale ed economico cui prestare attenzione.
"Assistiamo a un processo di ‘bi-polarizzazione’ che svuota progressivamente il ceto medio e approfondisce il divario fra gruppo maggioritario costituito da chi vede ridurre le proprie possibilità, da un lato; e, dall’altro, chi migliora le condizioni socioeconomiche, con una crescita marginale", commenta Marini.
l. m. f.