STEFANO CHIOSSI
Cronaca

Reddito di cittadinanza "Lavori socialmente utili In questi anni coinvolte un centinaio di persone"

L’assessore: "Una riforma andava fatta, ma non lo smantellamento per fare cassa e destinare i soldi altrove. L’assegno di inclusività voluto dal nuovo governo per certi versi è una cosa davvero folle".

Reddito di cittadinanza "Lavori socialmente utili In questi anni coinvolte un centinaio di persone"

di Stefano Chiossi

"Una riforma sul reddito di cittadinanza andava fatta. Riforma, appunto; non smantellamento per fare cassa e destinare i soldi altrove…". Daniele Marchi, assessore al bilancio e welfare del Comune di Reggio, va subito al punto. D’altronde la misura introdotta a gennaio 2019 è destinata a scomparire entro la fine dell’anno. E i problemi da risolvere sono immediati.

Assessore Marchi, di che numeri parliamo a Reggio?

"Sono state 7.933 le domande accolte dal Comune in questi quattro anni e mezzo; di queste, 4.366 erano dedicate a progettualità sociali, mentre le restanti 3.567 sono state girate ai centri per l’impiego. Sempre seguendo questa divisione, attualmente abbiamo 774 richieste in carico per la prima categoria e 375 per la seconda: di fatto oltre 1.000 persone hanno il reddito di cittadinanza in città".

L’importo medio a quanto ammonta?

"Esattamente 495 euro e i percettori, sempre facendo una media, dichiarano un Isee di 2.491 euro".

Andiamo ancora di più nel dettaglio.

"In percentuale il 73% sono italiani, con un 24% di stranieri e il restante 3% con cittadinanza riconducibile all’interno dell’Unione Europea. Ancora, il 60% dei percettori sono persone single, mentre il restante si divide equamente tra nuclei con due persone e quelli da 3+. Infine il sesso: 46% maschi, 54% femmine".

E i cosiddetti ‘furbetti’ quanti sono stati?

"Rispetto alle 7.933 domande accolte, quelle decadute per mancata sottoscrizione o rispetto del patto sono state 102. Numeri molto bassi".

Venendo allo specifico caso di Reggio, ritiene sia stata una misura positiva?

"La gamba più debole del reddito di cittadinanza era legata all’occupazione e di pari passo ai ‘navigator’. Ma da noi si è sentita meno, perché parliamo di un territorio con diverse possibilità lavorative e con un mercato in grado di assorbire la domanda: non ho numeri specifici perché sono gestiti dal centro per l’impiego, ma posso assicurare che non ci sono state particolari criticità".

Discorso diverso per i percettori legati welfare.

"Si tratta nella stragrande maggioranza di persone non occupabili, per varie problematiche. In questo, come misura di contrasto alla povertà universalistica presente in quasi tutti gli Stati Europei, il reddito di cittadinanza mancava ed è stato di grande aiuto. L’assegno di inclusività voluto dal nuovo Governo per certi versi è folle: discrimina il sussidio economico dalla condizione che nel tuo nucleo familiare ci sia un disabile, un ultrasessantenne o un minorenne. Tutti gli altri vengono lasciati indietro, tornando di fatto alla gestione dei Comuni e della propria rete di welfare".

State già lavorando su possibili soluzioni?

"La maggior parte di queste persone non avrà più nulla, ecco perché i problemi alla fine ricadono sui poveri. Il nostro obiettivo è accompagnarle il più possibile fino alla conclusione della misura; dal prossimo anno dovremo giocoforza aumentare le spese comunali per il sostegno alle famiglie. Un passo indietro insomma, ma con una differenza: il reddito garantiva un’entrata fissa e sicura che invece ora non è detto ci sarà".

Quante sono le persone che avete incaricato di effettuare dei lavori socialmente utili, attività come cantonieri, giardinieri...

"In tutto un centinaio di persone, tutte in collaborazione con l’Ausl. Parliamo di numeri molto piccoli. Tra l’altro questo tipo di attività è iniziata circa un anno dopo l’avvio del reddito di cittadinanza, poichè il ministero era un po’ indietro con le pratiche".