Come e quanto il riverbero delle tensioni internazionali stia influenzando l’economia italiana e locale è evidente nell’ultima analisi di Unindustria.
L’indagine trimestrale dell’ente manageriale si concentra su aprile, maggio e giugno 2024, rivelando "un quadro economico in forte rallentamento – si legge nel report che riguarda la nostra provincia – dopo un inizio anno già con un tono congiunturale di arresto". Vista la debole domanda internazionale e la flessione registrata anche nel mercato interno, tutto fa presupporre che il secondo semestre di quest’anno non andrà liscio. Nel secondo trimestre 2024 i livelli produttivi sono scesi del 9,2%, rispetto allo stesso periodo nel 2023, e il fatturato è calato del 12,1%. Verso giugno il 65,9% delle imprese associate a Unindustria e interpellate nell’analisi ha segnalato una riduzione degli ordinativi totali. In particolare riguardo gli ordini esteri, metà delle imprese non rileva nessun cambiamento né in positivo né in negativo, ma quasi il 40% ha registrato una diminuzione a fronte di un 11,8% che rileva un aumento degli ordini oltrefrontiera.
"La frenata del commercio mondiale, causata dalle crescenti tensioni globali, ha avuto riflessi negativi sugli scambi internazionali delle aziende associate, determinando una flessione delle vendite sia sul mercato interno sia esterno" spiega Unindustria. E in effetti, il mercato interno segna un -12,5% così come il fatturato estero raggiunge quota -11%. Altro dato messo in risalto, sintomo di quanto illustrato poc’anzi, è l’aumento significativo delle richieste di cassa integrazione (Unindustria riporta i dati Inps).
Se parliamo di cassa integrazione ordinaria nel settore industriale, saliamo del +261% rispetto al secondo trimestre 2023 e del 28,1% rispetto al primo trimestre 2024; il dato complessivo invece, ossia quello che comprende anche la cassa integrazione straordinaria e in deroga, segna rispettivamente +372,8% e +112,1%. Difficile aspettarsi, dunque, che le aziende abbiano una visione rosea sul futuro prossimo.
"La quota di imprese che si attende una diminuzione del livello di produzione (44,2%) supera la percentuale di imprese che segnala un aumento dell’attività produttiva (16,3%) – riferisce Unindustria – mentre il rimanente 39,5% ritiene che l’attività rimarrà stabile". Va da sé che le previsioni sull’occupazione al momento siano "orientate a un sentiment di cautela". Sempre stando al report, il 70,5% delle imprese ritiene che i livelli occupazionali rimarranno stabili, mentre un 18,2% ha messo in conto un’eventuale contrazione del personale e solo l’11,3% verte su un possibile aumento dell’occupazione.