Reggio Emilia, 10 gennaio 2024 – Ascoltati per 12 ore dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico i fratelli De Pietri, Cristian e Samuele, fondatori e contitolari del GLab, prestigioso centro stampa digitale di Correggio, che in passato hanno collaborato con Vittorio Sgarbi riproducendo per suo conto opere pittoriche antiche.
Il sottosegretario alla Cultura sarebbe indagato per riciclaggio di beni culturali nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Macerata relativa al caso di un’opera attribuita al pittore secentesco Rutilio Manetti (’La cattura di San Pietro’), trafugata dal Castello di Buriasco nel 2013.
L’indagine intende chiarire se una ’Cattura di San Pietro’ del Manetti in possesso di Sgarbi sia l’opera rubata o, come il critico sostiene, un altro dipinto del Manetti che avrebbe rivenuto accidentalmente durante opere edilizie nella viterbese Villa Maidalchina, acquistata dalla madre nel 2000.
“Non ho rubato, è l’ennesima diffamazione. E i quadri sono due: il mio è meglio, l’altro una copia storica di valore minore”, afferma il sottosegretario, dando degli “incompetenti” sia a un restauratore che ai De Pietri.
Intanto la deputata dem reggiana, Ilenia Malavasi, ha firmato l’interrogazione in Commissione Cultura che chiede al ministro Sangiuliano se intenda mantenere il ruolo istituzionale ricoperto da Sgarbi.
Una vicenda complessa, a dir poco, con l’enigma di un presunto quadro secentesco del Manetti rubato e il sottosegretario Vittorio Sgarbi – indagato dalla procura di Macerata per riciclaggio di beni culturali – che sostiene che il suo in realtà ne sia una copia di maggior valore.
L’intrigo si snoda ulteriormente passando per Correggio: il prestigioso laboratorio fondato dai fratelli Cristian e Samuele De Pietri avrebbe fatto in passato una riproduzione del quadro di Sgarbi. I due imprenditori, nelle scorse ore, sono stati ascoltati per dodici ore dai carabinieri, pur non essendo indagati. "Siamo molto provati dai colloqui con i carabinieri, giunti da Roma. Ci siamo recati in caserma qui a Correggio e ci siamo messi a disposizione”, afferma Samuele De Pietri, che poi aggiunge: “C’è un’indagine in corso, non posso parlare di cosa ci è stato chiesto”.
Poi racconta: "Abbiamo conosciuto Sgarbi tre anni fa, ad una mostra a Ferrara: desiderava conoscere il nostro lavoro. Noi abbiamo un laboratorio grafico che si occupa di stampa anche ad altissimo livello, grazie a tecnologie molto sofisticate di riproduzione. Possiamo creare repliche anche di dipinti a olio su tela, in rilievo. Non è stampa 3D, ma risulta materica come dipinta a mano. Lui ci chiese di riprodurre alcune opere. Per noi era un cliente prestigioso”.
Il critico chiese al GLab di riprodurre la sua ’Cattura di San Pietro’; online è presente un video dove Sgarbi è davanti ai due quadri: i correggesi gli mostrano il lavoro e lui apprezza l’incredibile resa della stampa. Il quadro di Sgarbi è stato esposto in una mostra a Lucca nel 2021, presentato come un inedito di sua proprietà.
Ma, secondo le accuse mosse dalla trasmissione Report e dal Fatto Quotidiano, quella ammirata dai visitatori paganti sarebbe stata la replica correggese.
Non solo: l’inchiesta intende appurare se il quadro rubato nel 2013 nel Torinese sia stato - ristrutturato e rimaneggiato (con l’aggiunta del dettaglio di una candela) - quello poi riapparso nel 2021 a Villa Maidalchina e fatto ‘clonare’ a Correggio.
"Ovviamente non so nulla in questo senso – sottolinea De Pietri –. Noi abbiamo in azienda tutte le fatture, le foto e i materiali digitali che attestano che abbiamo lavorato per Sgarbi. Cosa poi lui abbia fatto con le nostre repliche è altra cosa. Lui afferma che siamo arrivisti in cerca di pubblicità, ma i fatti sono questi”.
I due imprenditori hanno spiegato che la riproduzione è riconoscibile dalla presenza in un punto preciso di cinque righe parallele create dalla macchina di stampa. E da ciò, secondo l’inchiesta, si capirebbe che il quadro posto in mostra era appunto la replica. Sgarbi non nega: la copia, ha affermato, è stata fatta per promuovere la mostra.
La collaborazione tra il sottosegretario e il GLab era già in atto a fine 2020, quando Sgarbi presentò a Roma, nella sala stampa della Camera dei Deputati, una rivoluzionaria pellicola igienizzante - ideata per rendere sterili e anti-Covid le superfici interne dei musei -, prodotta da una cordata di alcuni imprenditori tra cui i De Pietri e il correggese Luigi Belluzzi.
"Sì, già ci conoscevamo, e per noi era comunque operare in un settore – quello museale – che ci interessava”, dice il manager, che conferma anche di aver “fatto per Sgarbi copie digitali anche di altre opere, finché abbiamo percepito che con lui si andava in una direzione che non ci piaceva. Così abbiamo chiuso i rapporti”. Ma il ruolo dei De Pietri è centrale anche per capire se si sia in presenza di uno o due quadri.
La vicenda
Stando alle ricostruzioni, tre mesi dopo il furto, l’8 maggio 2013 Paolo Bocedi (amico di Sgarbi) consegna al restauratore Gianfranco Mingardi un dipinto arrotolato: una ’Cattura di San Pietro’ senza candela (come quello rubato).
Nel maggio 2018 Valerio Zennoni, trasportatore di fiducia di Sgarbi, porta una ’Cattura di San Pietro’ prima a Rho Ferrarese nella Fondazione Cavallini-Sgarbi poi alla restauratrice Valentina Piovan, a Padova.
Infine, nell’ottobre 2020 i De Pietri prelevano una ’Cattura’ (con candela) nello studio della Piovan e lo portano alla Glab, per la scansione 3D e la stampa.
Secondo il Mingardi la comparazione tra le immagini del quadro che lui restaurò e quelle in possesso del GLab (files con risoluzione a 1600 Dpi, pesanti 52 gigabyte) emergerebbe che il dipinto è lo stesso, strappi e ritocchi compresi. Unica differenza: la candela.