REDAZIONE REGGIO EMILIA

Prove di riconciliazione sui martiri Iemmi e Borghi i prossimi Beati

L’arcivescovo Morandi sta pensando di aprire i processi canonici per i due sacerdoti uccisi durante la guerra. Don Pasquino venne assassinato dai fascisti, mentre don Giuseppe fu ammazzato dai partigiani comunisti. .

Prove di riconciliazione sui martiri Iemmi e Borghi i prossimi Beati

di Daniele Petrone

Da una parte Don Pasquino Borghi, ucciso dai fascisti; dall’altra Don Giuseppe Iemmi, assassinato dai partigiani comunisti. L’arcivescovo della Diocesi di Reggio, Giacomo Morandi sta pensando di aprire il processo canonico per portare entrambi alla beatificazione. Insomma, i martiri sono martiri e non importa da chi sono stati uccisi. Un altro tassello che si aggiungerebbe alla riconciliazione dopo che nel ’90 il famoso "Chi sa parli" del compianto Otello Montanari, ex partigiano e dirigente Anpi, squarciò il velo d’omertà sui delitti nel cosiddetto triangolo della morte emiliano tra il ’43 e il ’49, a cavallo tra la fine e il Dopoguerra, dove tantissimi uomini di chiesa morirono anche per mano dei partigiani rossi.

L’arcivescovo è deciso dunque a continuare la missione di riconciliazione nel solco del predecessore Massimo Camisasca che durante il suo mandato aveva portato alla beatificazione di Rolando Rivi, il seminarista di San Valentino di Castellarano assassinato a 14 anni dai partigiani comunisti il 13 aprile del ’45; con tanto di scuse da parte di Meris Corghi, la figlia del partigiano Giuseppe che gli sparò. L’iter che presto potrebbe essere avviato (si parla di entro fine anno) per don Pasquino Borghi e don Giuseppe Iemmi potrebbe avere una spinta decisiva – soprattutto per quest’ultimo – dall’Anpc, l’associazione partigiani cristiani neonata a Reggio che ha ampliato il panorama degli ex combattenti della Resistenza; per anni infatti l’Anpi ha negato quelle brutali uccisioni di sacerdoti tanto da cacciare lo stesso Montanari dopo il suo celebre appello.

Don Iemmi, nato a Montecchio nel 1919, venne ammazzato il 19 aprile del ’45 dai partigiani garibaldini all’età di 25 anni, il prete più giovane ucciso sulle montagne reggiane, precisamente sul Monte Fosola di Felina. Motivo? La Storia dice che quella fucilazione fosse un monito a chi si ostinava a non dimostrare apertamente il proprio appoggio ai partigiani; anche se in realtà “il cappellanino“ – come era soprannominato don Iemmi – pare avesse pià volte aiutato gli stessi che lo hanno ammazzato.

Mentre don Pasquino Borghi fu ucciso il 30 gennaio del 1944. Partigiano col nome di ‘Albertario’, sostenne anche i sette fratelli Cervi. Fu arrestato dai militari della Gnr (la guardia nazionale repubblicana, forza armata dell’Rsi) il 21 gennaio 1944. E dopo nove giorni venne condannato alla fucilazione insieme ad altri otto partigiani, tra cui Domenico Orlandini.

E proprio nel gennaio scorso, durante la messa in Ghiara per la ricorrenza dell’anniversario della morte, il vescovo Morandi disse che "la Chiesa reggiana avrà grande attenzione verso la sua figura d’esempio". Insomma, un preludio per il processo canonico di Beatificazione. Che non a caso, proprio per cancellare le differenze ideologiche sui martiri, sarà avviato di pari passo con quello di don Giuseppe Iemmi.