Processo Sisma: l’antimafia rincara: "La cosca è viva, i Todaro la aiutarono"

La Dda di Brescia chiede di riconoscere a padre e figlio l’aggravante di aver favorito la ’ndrangheta

Processo Sisma: l’antimafia rincara: "La cosca è viva, i Todaro la aiutarono"

Da sinistra, Raffaele. e Giuseppe Todaro, imputati nel processo Sisma

"La cosca Dragone-Ciampà esiste ancora ed è operativa". Alla luce di nuova documentazione investigativa acquisita dalla Calabria, la Dda di Brescia ha chiesto ancora di riconoscere per gli imputati del processo Sisma l’aggravante mafiosa di aver agevolato la ‘ndrangheta: la domanda è stata avanzata giovedì durante l’udienza in Appello che vede quattro imputati.

La figura-chiave dell’inchiesta è Giuseppe Todaro, residente a Reggiolo: architetto, è il nipote del boss di Cutro Antonio Dragone, che nel 2004 fu freddato e a cui subentrò Nicolino Grande Aracri. Nel dicembre 2023 il 38enne era stato condannato a 6 anni, 4 mesi e 10 giorni, a fronte della richiesta della Dda di Brescia di 14 anni. Fino al 2021 Todaro fu il tecnico esterno incaricato delle pratiche per avere i finanziamenti per ricostruire gli edifici privati nei comuni mantovani terremotati del 2012.

Difeso dagli avvocati Giuseppe Migale Ranieri e Silvia Salvato, è accusato di condotte illecite per facilitare la concessione di contributi pubblici destinati al ripristino degli immobili: per la Dda, quel denaro sarebbe stato poi reimpiegato nelle attività della cosca Dragone-Ciampà. Dopo una prima bocciatura da parte del Riesame, in dicembre il giudice non aveva riconosciuto l’aggravante mafiosa in quanto non vi era prova che la cosca "fosse ancora operativa al tempo della commissione dei fatti addebitati ai due".

Giovedì i pm di Brescia hanno reiterato la domanda, depositando anche una recente informativa della Dda di Catanzaro che attesterebbe il perdurare dell’operatività della cosca. Oltre all’architetto è imputato il padre Raffaele Todaro (1962), in primo grado condannato a 5 anni e 7 mesi. I due erano stati riconosciuti responsabili di concussione e fatture per operazioni inesistenti; il solo 38enne anche di corruzione, estorsione e abuso d’ufficio.

Todaro era accusato anche di due estorsioni a proprietari di case, in dicembre entrambe riqualificate in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. In un caso era stato condannato a risarcire una parte civile: avrebbe costretto un geometra a dare l’appalto per ricostruire un edificio di Villa Poma (Mn) a ditte ricondotte alla famiglia Todaro. Altro imputato in Appello è Enrico Ferretti, di Guastalla, ex consulente finanziario, assistito dall’avvocato Vittorio Tria; poi Claudio Pasotti, di Brescia, che aveva avuto 1 anno e 10 mesi.

Alessandra Codeluppi