di Alessandra Codeluppi
Nel processo sugli appalti del Comune, i cui bandi secondo la Procura sarebbero stati confezionati in modo da essere aggiudicati a soggetti prescelti a monte, ieri è stata sentita l’assessore all’Educazione Raffaella Curioni in veste di testimone. Davanti alla Corte dei giudici presieduta da Sarah Iusto, a latere Matteo Gambarati e Francesca Piergallini, sfilano 20 imputati. Ieri ci si è soffermati sul bando contestato per la gestione dell’asilo Maramotti, nel 2016-2019, valore 850mila euro, che vede imputati, tra gli altri Nando Rinaldi, come presidente dell’Istituzione Scuole e nidi d’infanzia.
Secondo la Procura, gli imputati predisposero motivi ad arte per poter dichiarare anomala l’offerta economica presentata dalla società romana Baby&job, ora parte civile. Il servizio fu riaggiudicato al gestore uscente Panta rei, che si era inizialmente classificato secondo: dopo un approfondimento, la proposta di Baby&job fu ritenuta troppo bassa. Il Consiglio di Stato diede ragione all’iter che vide la conferma a Panta rei, mentre il pm contesta un illecito.
L’avvocato Ernesto D’Andrea (difesa Rinaldi) ha chiesto all’assessore di spiegare un’intercettazione in cui lei, il 4 novembre 2016, disse a Santo Gnoni, allora responsabile dell’Ufficio legale del Comune e oggi imputato: "Secondo me su questa cosa sono andati un po’ troppo avanti autonomamente. Ci sono state diverse questioni, tra cui un’ulteriore richiesta di giustificativi per un’anomalia economica su cui sono arrivate risposte dall’azienda. Però io credo che per il valore del rischio politico che ha una roba del genere non si possa gestire così un Rup e un po’ come capita, ma che serve una presa in carico anche del Comune, e di chi può darci una mano a capire".
Curioni ci tiene a premettere: "Il ruolo politico è dare linee di indirizzo, mentre la tecnostruttura ha autonomia e responsabilità nel fare atti amministrativi per realizzarle. In questi dieci anni non mi sono mai permessa di interferire sulla dimensione amministrativa e tecnica. E mai ho visto illeciti – rimarca – che mi sarei premurata subito di denunciare". Poi entra nel merito: "I servizi educativi rappresentano un’eccellenza di Reggio per la quale migliaia di docenti di tutto il mondo vengono qui a studiare: il progetto pedagogico ha elementi imprescindibili che sono la qualità del personale e dei costi con cui si erogano questi servizi. Io volevo chiedere all’ufficio legale del Comune di affiancare la commissione deputata a valutare in modo autonomo quest’offerta per verificare il rispetto di questi requisiti". Sull’anomalia economica "i costi evidenziati non rispecchiavano quelli reali di un servizio: ecco perché chiesi di lavorare insieme all’ufficio legale – spiega l’assessore –. Un rapporto educativo 1 a 5 oppure 1 a 25, con la possibilità di sostituire personale, garantisce il buon funzionamento. Non spettava a me, cioè all’indirizzo politico, verificare. Ma quando la commissione, non ricordo chi, segnalò una possibile anomalia economica, chiesi di essere aggiornata". Curioni disse a Gnoni: "Nessuno se la sente di convocare questa riunione anche con te".
Ieri l’assessore ha raccontato che non tutti avrebbero riposto piena fiducia in lui: "Gnoni era particolare: talvolta di alcune sue affermazioni mi sfuggiva il senso. Forse da parte di altri dirigenti del Comune non si valutava la sua affidabilità. Non so poi se questa riunione sia stata convocata". E ha difeso Nando Rinaldi: "Lo conosco da tempo: lo ritengo affidabile e scrupoloso. Lui mi confidò che non riteneva Gnoni affidabile sul parere tecnico che avrebbe potuto dare. Immagino che Rinaldi si sia rivolto anche a professionisti esterni per chiedere chiarimenti su questo bando, perché ci fosse un percorso puntuale rispetto a ciò che la commissione stava evidenziando". E scandisce ancora: "Non ho mai fatto pressioni sui dirigenti su alcun bando. Volevo tutelare l’interesse pubblico: anche le famiglie erano preoccupate e da qui la richiesta di essere tenuta aggiornata sull’iter della commissione".