DANIELE PETRONE
Cronaca

Portanova alla Reggiana, il padre della vittima: "Non voglio più vederlo giocare”

Il papà della ragazza: “Ma ora so che non posso pretenderlo”. Dopo l’ingaggio alla Reggiana il calciatore condannato a sei anni per stupro è pronto a scendere in campo. A settembre il processo d’appello

Reggio Emilia, 24 luglio 2023 – “Il mio auspicio è di non vedere più giocare colui che ha leso mia figlia". È tranchant, e non potrebbe essere altrimenti, il giudizio del padre della ventenne presunta vittima della violenza sessuale di gruppo di cui è imputato il neo calciatore della Reggiana Manolo Portanova, condannato in primo grado a sei anni di reclusione, in abbreviato.

Manilo Portanova con la maglia granata al ritiro della Reggiana
Manilo Portanova con la maglia granata al ritiro della Reggiana

Ma nonostante la rabbia, l’uomo – che parla per la prima volta del caso – mostra un equilibrio che non è da tutti e aggiunge: "Tuttavia è una questione controversa, so e capisco che la legge preveda che la punizione venga applicata solo dopo la sentenza definitiva". Quindi, non può pretendere che Portanova – almeno per il momento – non torni a calpestare più un campo da calcio.

Dichiarazioni condivise dall’avvocato della famiglia, Jacopo Meini: "Solo un processo veloce può rendere una giustizia sostanziale e non tanto quella formale". Molto più netta la posizione dell’associazione femminista senese ’Donna chiama Donna’ che si è costituita parte civile al processo. "Il mondo dello sport e il calcio costituiscono modelli di riferimento per tutti ed è importante che prendano posizione in modo chiaro". Parole che riprendono il fil rouge di quanto si è visto e sentito in settimana a Reggio Emilia, dopo la notizia dell’ingaggio di Portanova da parte del club granata che milita nel campionato di Serie B, con un sit-in di protesta in piazza da parte delle attiviste di ’Non una di Meno’ e ‘Nondasola’, le quali hanno sventolato simbolicamente un cartellino rosso contro l’atleta. "Non lo vogliamo, se ne vada! Altrimenti siamo pronte ad andare a contestarlo allo stadio", hanno gridato con tanto di fischietto alla bocca. Mentre dall’altra, gran parte dei tifosi difendono il nuovo beniamino con tanto di striscione srotolato dagli ultras: "Nella vita come allo stadio... Fino al terzo grado nessuno è condannato". In mezzo, una debole dichiarazione cerchiobottista da parte del Comune di Reggio Emilia e il silenzio della società come tattica per smorzare i toni.

A settembre però la palla passerà in mano nuovamente ai giudici, con il processo che sfocerà in Appello alla cui Corte la difesa di Portanova ha presentato ricorso. Oltre al calciatore, è stato condannato lo zio Alessio Langella (sempre a 6 anni). Un terzo imputato, Alessandro Cappiello, ha scelto il rito ordinario col dibattimento ancora in corso. L’ultimo dei quattro imputati è un 17enne, condannato a tre anni (pena sospesa) dal tribunale dei minori di Firenze.