ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Piena di Lentigione. Parlano gli imputati: "Informazioni tardive e previsioni sbagliate"

L’ingegnere Vergnani (Aipo) risponde punto su punto alle accuse "La prefettura reggiana convocò il Ccs solo la sera tardi, mentre Parma agì subito. Arpae sbagliò il livello di ’colmo’".

Piena di Lentigione. Parlano gli imputati: "Informazioni tardive e previsioni sbagliate"

Piena di Lentigione. Parlano gli imputati: "Informazioni tardive e previsioni sbagliate"

Nessuna allerta arrivata ad Aipo dalla Protezione civile e dai volontari. Bollettini Arpae che sottostimavano le previsioni della piena. L’allora prefetto reggiano "che convocò più tardi, rispetto al prefetto di Parma, il Ccs", cioè il Centro coordinamento soccorsi: "E si parlò solo del ponte di Sorbolo e non delle arginarure". Sono solo alcuni dei problemi su cui punta il dito l’ingegnere Mirella Vergnani, alla guida della direzione Emilia occidentale di Aipo (Piacenza, Parma e Reggio). Lei, Massimo Valente, ingegnere in passato dirigente della zona Emilia Ovest e il geometra Luca Zilli, sono imputati per inondazione colposa nel processo sull’alluvione di Lentigione, avvenuta il 12 dicembre 2017. Ieri gli imputati hanno dato la loro versione dei fatti.

RISORSE

Aipo non dispone di autonomia finanziaria: i soldi le arrivano da Regioni e Stato, ma già con una specifica destinazione. "Su Piacenza, Parma e Reggio avevo a disposizione all’anno 2,5 milioni, tutti investiti per la manutenzione ordinaria su 744 chilometri di argini e quattro casse di espansione". Fondi che lei definisce "molto scarsi". Nel 2016 "facemmo accordi-quadro per usare le economie dell’appalto all’interno del contratto per garantire uno sfalcio annuale": la priorità è la pulizia del manto erboso sugli argini per verificare la presenza di tane di animali, elemento di rischio. La manutenzione straordinaria "richiede fondi specifici che noi allora non avevamo". Cita il Pnrr, che ha finanziato ad Aipo 357 milioni per la riforestazione nelle aree del Po, "ma si chiede a me e ai colleghi qual è la priorità per Aipo, noi non avremmo investito su questo".

CASSE

Una contestazione della Procura riguarda la presenza di vegetazione ripariale e di sedimenti nelle casse di espansione di Montechiarugolo, non eliminata nonostante le segnalazioni. "È un intervento che rientra nella manutenzione straordinaria. Che ci fosse necessità di farlo era noto, ma ciò non impediva che le casse funzionassero". Nel 2014 uscì una legge regionale secondo cui la Regione deve fare i piani di gestione delle rive: "Nel 2016 predisposi un atlante con obiettivi idraulici dov’era necessario intervenire sulla vegetazione: neppure adesso, dieci anni dopo quei piani sono stati completati". Qualche giorno prima dell’alluvione, "io e Valente andammo in Regione a una riunione a chiedere a gran voce che l’area fosse inserita tra quelle in cui fare il taglio raso, cioè eliminare tutte le piante, ma i rappresentanti della Regione ebbero molte difficoltà. L’alluvione ha fatto sì che il disciplinare nel 2018 uscisse con questa deroga". La manutenzione ordinaria fu fatta per intero, sostiene Vergnani: "I 2,5 milioni furono investiti e spesi. Feci una lettera che inviai a Regione, al Ministero, al presidente del Consiglio chiedendo ben 3 milioni e mezzo di euro per la manutenzione straordinaria". In base alle analisi idrauliche, dice che "non è vero che le luci delle casse fossero ostruite".

ARGINE

Gli imputati devono rispondere di incuria nella manutenzione del tratto arginale di 300 metri a Lentigione. Ma l’argine "aveva avuto uno sfalcio il mese prima ed era in perfette condizioni. E, nonostante l’evento eccezionale, non ha evidenziato l’innescarsi di vibrazione che portasse al collasso".

IL RITARDO

Reggio non convocò inizialmente il Ccs (Centro coordinamento soccorso), riunione indetta dal prefetto con tutte le autorità che concorrono su emergenza e sistema di Protezione civile, "Parma sì". L’11 dicembre lei presenziò tre volte al Ccs di Parma che riguardava tutti i fiumi in piena. "Alle 23 ci siamo separati, io andai al Ccs di Parma e Valente andò al Ccs di Reggio che fu convocato per la prima volta alle 23". Il bollettino di Arpae delle 21.24 "ci disse che il colmo sarebbe stato la mattina dopo intorno agli 11.80-12 metri, che significava un aumento di 20-40 centimetri di altezza". E prosegue: "Proprio perché la Prefettura di Reggio non convocò il Ccs, mandai due mail ai responsabili delle strutture di Protezione civile di Reggio e Parma in cui chiesi che ci fosse unitarietà d’azione sulla sponda destra parmense e su quella reggiana. Ma non ebbi segnalazione né dal volontariato nè dalla Protezione civile sulla riduzione del franco arginale. L’unica segnalazione arrivo alle 5 di mattina, quando il sormonto era gia in corso. Chiamai il commissario prefettizio per dire che doveva essere evacuata la zona retrostante". E poi precisa che "nel Ccs reggiano delle 23 mi dissero che si parlò solo del ponte di Sorbolo e non fu portata alcuna evidenza sull’arginatura".

ARPAE

Il bollettino Arpae delle 15.15 dell’11 novembre "diceva che il colmo era già arrivato e si sarebbe mantenuto al livello di 11.35". Il bollettino delle 21 "diceva che il colmo era previsto sugli 11.80-12. Ma l’evento di piena fu 12.47, il massimo registrato a Sorbolo in cent’anni: dunque fu sottostimato di oltre un metro a neanche 24 ore. Parlare dunque di scenario chiaro mi sembra una forzatura".

CORDA MOLLE

Dall’accusa di aver omesso il monitoraggio dell’avallamento dell’argine, lei dice che se l’argine supera di un metro la piena di riferimento che viene definita dal Pai (Piano assetto idrogeologico), allora è adeguato. "L’unico punto evidente era invece era a Casaltone: nella mia mail scrissi di verificare". Di corde molle "ce ne sono infinite, ma non significa che l’argine non sia adeguato". Il progetto per gli argini li fa Aipo in base ai parametri del Pai, "che dovrebbe essere costantemente aggiornato su dati e conoscenze. Ma è emerso che anche per carenze di risorse non lo avessero fatto. L’argine di Lentigione non è stato adeguato rispetto al nuovo assetto e non sono state chieste risorse dopo 7 anni".

SACCHETTI

In emergenza "si sarebbero potuti fare interventi programmati. Ma la posa di sacchetti di sabbia richiederebbe tempi enormi: sarebbero occorse 36 ore".