Reggio Emilia, 29 settembre 2023 – Subito dopo la sentenza, si abbracciano e si lasciano andare a un pianto liberatorio, nel ricordo del loro caro che avrebbe vissuto gli ultimi mesi della propria vita spegnendosi lentamente tra le vessazioni. Sono una decina i parenti stretti che ieri hanno voluto assistere di persona alla lettura del verdetto riguardante gli altri tre familiari. Ci sono i fratelli della vittima e anche le giovani nipoti: hanno espresso dolore e commozione esternando in modo composto il loro desiderio di giustizia. Appaiono tutti uniti contro l’altra parte della famiglia, accusata di gravi reati verso lo scomparso Giuseppe Pedrazzini.
Una sorella della vittima, Luciana, mormora con gli occhi arrossati: "Giustizia è fatta. Sono contenta che che abbia fatto il suo corso. Non credo ancora che abbiano potuto fare a mio fratello tutto quello che gli è stato fatto...". Ancora: "Beppe doveva avere voce. Abbiamo voluto credere sino alla fine e abbiamo fatto bene. Sono stati quindici mesi veramente lunghi, con ansie e non solo. Ci hanno tolto un pezzo della nostra vita. Abbiamo cercato di fare tutto il possibile per Beppe, lui meritava giustizia". Il movente dietro a questa vicenda, i soldi, la lascia ancora stupefatta: "Bisognerebbe saperlo dalla loro testa – risponde Luciana –. Noi non potevamo immaginare che succedesse una cosa del genere nella nostra famiglia, ma purtroppo è accaduta. Il nostro Beppe non ce l’abbiamo più...". Dispiacere e rabbia si mescolano anche nell’altra sorella Floriana, che si dice colpita dall’atteggiamento degli imputati: "Una freddezza che mi fa rabbrividire. Disumana, da parte di tutti e tre. Lui (Riccardo Guida, ndr) non c’era, ma l’abbiamo visto giovedì scorso. Ho visto anche giornalisti con le lacrime agli occhi. Loro, invece, sono rimasti freddi: beati loro. Anzi, con un sorriso beffardo come Marta, che ci fa male ancora di più".
Il fratello Claudio Pedrazzini si è costituito parte civile: "Ho sempre creduto nella giustizia. Quella di Beppe è una vicenda che ci ha segnato molto".
L’avvocato Naima Marconi, che tutela la famiglia, esprime soddisfazione: "È andata come doveva andare. Finalmente sappiamo la verità: è quella emersa dall’aula e non sentita nei talk show. Parole su parole che alla fine sono state sconfessate, perché è arrivata la condanna che aspettavamo. La giustizia penale si fa non nei programmi televisivi, ma in tribunale".
al. cod.