GABRIELE GALLO
Cronaca

"Piango per il mio amico Joe, persona vera"

L’ex biancorosso Angelo Reale ricorda il compagno di squadra scomparso. Prandi: "Uomo di valore: allegro, spensierato, eclettico"

"Piango per il mio amico Joe, persona vera"

"Piango per il mio amico Joe, persona vera"

La notizia della morte di Joe Bryant, a causa dei postumi di un grave ictus ha comprensibilmente avuto una vasta eco anche a Reggio, dove il popolare "Jellybean" aveva giocato tra il 1989 e il 1991, segnando 1472 punti in 69 partite e portandosi al seguito la famiglia e, in particolare, il figlio Kobe.

Il quale, proprio nella nostra città, acquisì quei fondamentali del basket che molto lo aiutarono a diventare uno dei giocatori più forti di ogni epoca. Un nucleo familiare già segnato dalla tragedia, in particolare dopo la prematura scomparsa proprio di Kobe Bryant e della figlia Gianna, avvenuta nel 2020 a seguito di un incidente in elicottero. Il decesso di Joe Bryant ha quindi suscitato tantissime reazioni affidate, come avviene di questi tempi, al mondo dei social. Dove, da subito, centinaia di tifosi, molti dei quali hanno vissuto l’epopea di Bryant padre in canotta biancorossa, hanno espresso il loro profondo cordoglio. Specie sulla pagina della Pallacanestro Reggiana che, porgendo le condoglianze alla famiglia ha pubblicato un post commemorativo, ricordando l’esperienza in maglia Cantine Riunite e Sidis dell’atleta Usa, corredandolo con le immagini più note della sua permanenza in riva al Crostolo. Oltre all’aspetto cestistico Joe Bryant si era perfettamente integrato anche nel tessuto della città insieme alla moglie Pamela e ai figli. Non a caso la figura di Kobe Bryant, che a Reggio frequentò le medie alla "San Vincenzo", viene ricordata a Reggio con il largo dedicato a lui e alla figlia Gianna di fronte al PalaBigi ove sorgono anche i pannelli che celebrano i suoi anni reggiani.

Nonostante un discreto passato in Nba, Bryant si approcciò alla squadra e ai compagni biancorossi con grande bonomia e umiltà, come sottolineano alcuni dei protagonisti di allora. "Joe è stata una delle persone più vere della mia vita – dice Angelo Reale, uno degli idoli della tifoseria del Bigi a inizio anni ’90 - era un giocatore fortissimo. Se non avesse iniziato, in Nba, come riserva di uno come Julius Erving, credo sarebbe esploso lí e in Italia non lo avremmo mai visto. Oltre al risultato della partita amava lo spettacolo. Nello spogliatoio e sul campo era sempre disponibile ad aiutare i compagni. E confesso che sto piangendo da quando ho saputo la notizia".

"Joe è stata una figura importante nella crescita della società – scrive Enrico Prandi, presidente della Pallacanestro Reggiana al momento dell’ingaggio di Bryant – sempre allegro, spensierato, eclettico. Una persona di valore, non solo in campo. A fine carriera tornava spesso in Italia perché voleva investire nel basket; in quelle occasioni passava sempre da Reggio senza dire niente a nessuno e mi capitava di incontrarlo nello stesso bar dove era solito prendere un cappuccino quando, da nostro giocatore, accompagnava a scuola il piccolo Kobe. Mi diceva che aveva nostalgia di Reggio e gli piaceva tornare, quando possibile".

"Era molto legato alla sua famiglia – racconta Andrea Menozzi, oggi come allora ai vertici del vivaio biancorosso - passava moltissimo tempo assieme ai figli e alla moglie, e questo suo modo di essere si vedeva anche in campo coi compagni".

A titolo d’esempio Menozzi ricorda quando, esonerato l’allora coach Joe Isaac, e col vice ammalato, toccò a lui gestire l’allenamento della prima squadra: "Bryant capì immediatamente la delicatezza della situazione e chiamò a sé i compagni per sollecitarli a rispettare il momento della squadra e allenarsi col massimo impegno e professionalità".