Reggio Emilia, 10 ottobre 2024 – L’accusa più grave, quella di tentato omicidio, mossa ai fratelli Riccardo e Domenico Pappacena, un tempo residenti a Rubiera e ora agli arresti domiciliari a Sarno (Salerno), è stata riqualificata dal tribunale in lesioni gravi. Entrambi sono stati riconosciuti responsabili dei reati tentati di turbativa d’asta ed estorsione, il solo Riccardo anche di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Per l’aggressione avvenuta il 7 marzo 2023 davanti al tribunale, ai danni dell’ingegnere modenese Arnaldo Benetti, 76 anni, che aveva appena comprato all’asta giudiziaria un edificio di Rubiera (in via Venezia 5) appartenuto a Riccardo Pappacena, ieri è stata emessa la sentenza di primo grado.
Sul fatto che fu anticipato dal Carlino, il collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Michela Caputo, ha comminato 8 anni, più 10mila euro di multa, al 45enne Riccardo Pappacena; 7 anni e 9 mesi, al 44enne Domenico, oltre a 9.200 euro di multa. La recidiva è stata esclusa per entrambi e sono stati condannati a pagare 30mila euro di provvisionale alla PA spa, azienda di Rubiera (attiva nel settore del lavaggio ad alta pressione) di cui Benetti è presidente del Cda, più il risarcimento in sede civile.
Il pm: “Fatto di gravità assoluta”
Il pubblico ministero Maria Rita Pantani aveva domandato pene molto più pesanti, parlando di "fatto di gravità assoluta": 19 anni per Riccardo, 16 anni e 8 mesi per Domenico, richieste in cui il tentato omicidio pesava da solo 12 anni e mezzo. In più aveva chiesto 3 anni di libertà vigilata per entrambi a condanna espiata e niente attenuanti generiche. Secondo il pm, "entrambi volevano uccidere Benetti, raggiunto dopo l’asta dagli imputati nel piazzale esterno del tribunale", mentre il suo avvocato modenese Giuseppe Seidenari fu colpito a sua volta da due pugni sferrati da Domenico Pappacena. Si è soffermata sui "colpi mirati a organi vitali" di Benetti, pugni fino a farlo cadere a terra, e poi calci; sulle parole "’Ti ammazzo’, urlato più volte", e descrivendo l’arrivo del maresciallo dei carabinieri Gabriella Madorno, in forza alla polizia giudiziaria della Procura, da loro insultata, come provvidenziale: "Senza il suo intervento avremmo avuto un omicidio". Il pm ha ravvisato i motivi futili, "dato che l’ingegnere non era neppure il creditore che diede il via alla procedura esecutiva, ma solo colui che fece un’offerta all’asta". E ha rimarcato che sia lui, sia il figlio Alberto Benetti, ieri in aula con l’avvocato di parte civile Luca Pastorelli, "hanno raccontato di essere disposti a non ultimare l’acquisto della casa perdendo la caparra, per il timore di essere aggrediti". Il pm ha ritenuto che l’aggressione "fosse finalizzata a influire sull’aggiudicazione all’asta". Ha infine definito "irrilevante" il parere stilato dal consulente della difesa, il medico Erjon Radeshi, perché considerò le lesioni "ex post, non ex ante" e ritenne che fu solo uno dei due a dare un pugno. Il pm Pantani ha anche rimarcato che i due imputati avevano cercato di ribaltare la colpa su Benetti, e sottolineato lo "spregio verso la Giustizia con la maiuscola" alla luce del luogo in cui avvenne l’aggressione.
L’avvocato Pastorelli: atteggiamento minaccioso e provocatorio
L’avvocato di parte civile Pastorelli ha attribuito un atteggiamento "minaccioso e provocatorio" agli imputati già durante l’asta a riprova dell’estorsione e della turbativa; e ha argomentato a favore del tentato omicidio, e comunque dell’estrema gravità del fatto, opponendo alle conclusioni di Radeshi quelle del proprio consulente medico Cecilia Ferronato, secondo cui quella condotta poteva essere letale.
Gli avvocati difensori Edoardo Salsi (per Riccardo Pappacena) e Jenny Loforese (per Domenico) hanno innanzitutto chiesto la riformulazione da tentato omicidio in lesioni. "La prova-chiave è il video, che pure non è stato considerato", ha esordito Salsi, che ha voluto chiarire: "Ci sono state le ferite, ed è un fatto brutto di cui sono dispiaciuto, ma non si va oltre il reato di lesioni gravi. Bastavano i referti, senza bisogno di scomodare consulenti medici che pure noi abbiamo nominato dopo che lo ha fatto anche la parte civile".
L’avvocato difensore Salsi: durò un minuto, non venti
Salsi ha anche parlato di "fallimento incredibile di società e istituzioni: possibile che il tribunale non sia riuscito a evitare il fatto?" E ha rimarcato che "tutta l’azione, a differenza di quanto riferito da Madorno, durò solo un minuto, non venti". Sono state chieste anche le assoluzioni per gli altri reati. Dalla resistenza a pubblico ufficiale, "perché il carabiniere non era in divisa, non si poteva sapere che era un maresciallo: forse si qualificò, ma fu un’offesa a una donna". Dall’estorsione, "perché mancano richieste e profitto e lo stesso Benetti disse che non si rese conto di sguardi minacciosi". E dalla turbativa, "perché si voleva solo comprendere, non condizionare l’aggiudicazione". Hanno citato le conclusioni dello specialista Radeshi, da loro incaricato, secondo cui non emerse perdita di coscienza da parte di Benetti, né lui riportò lesioni encefaliche tali da causarla; e lo stesso ferito negò la perdita di coscienza, mentre calci e pugni, a suo dire, possono causare la morte solo in circostanze eccezionali.