"Perché avete distrutto quella lapide?"

La mamma di Manuela Bussei avrebbe voluto per la propria tomba il marmo dei suoi genitori. Ma qualcosa è andato storto

"Perché avete distrutto quella lapide?"

"Perché avete distrutto quella lapide?"

Avrebbe voluto rispettare le volontà della madre defunta, utilizzando il marmo scuro e di qualità della tombe dei nonni per realizzare la copertura del loculo dove riposano le spoglie dei genitori, entrambi deceduti negli anni scorsi. Ma la mancata comunicazione in tempo utile non ha permesso l’intervento di recupero del marmo, che è andato distrutto al momento di recuperare i resti dei nonni, deceduti alcuni decenni fa.

Non si rassegna a questa situazione Manuela Bussei, di Guastalla: "Dal 2019 avevamo segnalato agli uffici comunali la nostra volontà di recuperare quel marmo. E gli stessi uffici comunali ci avevano concesso l’autorizzazione, scritta e protocollata, al recupero per il nuovo utilizzo. Ma nessuno ci ha avvisato e il marmo scuro delle tombe è andato distrutto".

La signora Manuela ha notato al cimitero di San Rocco di Guastalla la presenza di scotch sulle tombe e capisce che l’intervento è vicino. "Ho subito telefonato in municipio. Ma è sabato e nessuno mi risponde. Riprovo lunedì – aggiunge – e riesco a parlare con un incaricato. Chiedo di bloccare la demolizione delle lapidi. Ma vengo a sapere che l’intervento è già avvenuto… Ci è stato detto che dalla nostra richiesta erano trascorsi anni e che il marmo non era più così in buone condizioni. Invece, il nostro marmista di fiducia ci aveva assicurato in modo opposto".

A quel punto è stato impossibile recuperare il marmo, in quanto le lapidi risultavano danneggiate in modo irreparabile.

"Ora mi chiedo: le richieste protocollate dei cittadini non contano nulla? Anche dopo anni dovrebbe essere segnalato un eventuale intervento differente da quello programmato". E aggiunge: "Mi è stato arrecato un danno sentimentale inestimabile. Mia madre desiderava usare il marmo delle tombe dei genitori, che lei stessa aveva scelto e acquistato con tanto sacrificio, molti anni prima. Ora dovrò convivere con questo macigno e dolore per colpa di altri. Io lavoro come fattorina nel settore sanitario, ma quando parto da un laboratorio per portare delle staminali a un paziente, mi emoziono, perché il mio semplice atto può contribuire ad aiutare una vita. Non si tratta solo di scartoffie e neppure solo morti: dietro, di fianco, davanti ci sono delle vite, ci sono state vite. Ed è a queste vite che ognuno deve rendere onore col proprio lavoro".

Antonio Lecci