YLENIA ROCCO
Cronaca

Parco del Secchia. La ‘marcia funebre’ che attraverserà il percorso natura

Domenica l’iniziativa del comitato dopo il disboscamento di Aipo "Ci chiediamo ancora come mai sia stata abbattuta un’intera foresta".

A sinistra Nicola Lepore con sua figlia; a destra Giordano Vernia con il suo cane

A sinistra Nicola Lepore con sua figlia; a destra Giordano Vernia con il suo cane

Reggio Emilia, 8 novembre 2024 – Vestiti di nero e in fila indiana a versare lacrime per un bosco quarantennale ormai perso.

Il comitato Buonanotte al Secchia domenica darà l’ultimo saluto al Parco fluviale del Secchia con una marcia funebre che attraverserà gran parte del percorso Natura: il ritrovo è previsto alle 10 in strada Chiesa di Marzaglia, località dove il taglio delle alberature è stato più massiccio. 

Dopo il disboscamento avvenuto fra febbraio e agosto da parte di Aipo, a cui erano stati affidati i lavori alle casse di espansione del fiume Secchia sui territori di Reggio e Modena, e in seguito alle recenti alluvioni che hanno interessato le due province, è stato indetto dai cittadini un corteo funebre in memoria del bosco che negli ultimi 40 anni era cresciuto spontaneamente.

"Ci chiediamo ancora come mai sia stata abbattuta un’intera foresta – dice Nicola Lepore, portavoce del Comitato –, in un territorio in cui continuiamo a osservare il consumo di suolo e l’abbattimento spietato degli alberi. Per questo chiediamo alle istituzioni di rispettare il loro compito: mettere in sicurezza la salute dei cittadini e del territorio". Per il Comitato, il disboscamento del parco "è stato un atto gravissimo"; da qui l’idea di lanciare un messaggio forte, con la simulazione di un rito funebre: "Vogliamo sia una marcia partecipata da tutti, anche da chi pensa che i lavori andavano eseguiti in questo modo perché non esistono alternative e che alla fine, come tutti noi, ha perso una parte di verde importante, che nessuna piantumazione al momento potrà compensare". Ma la delusione è soprattutto verso le amministrazioni locali: "Non ci hanno mai ascoltato realmente, tuttavia ci piacerebbe si unissero al corteo". Il progetto di Aipo, era stato controfirmato dai comuni di Modena, Campogalliano e Rubiera e dall’ente Parco fluviale del Secchia, solo l’11 settembre però si era giunti alla difformità esistente tra quanto previsto nel progetto iniziale e quanto invece eseguito dalla ditta addetta ai lavori: il taglio di più ettari di alberature di quelli dichiarati. A denunciare inizialmente l’accaduto furono il rubierese Giordano Vernia e il modenese Aldo Meschiari del comitato ‘Salviamo il parco fluviale del Secchia’. Anche loro prenderanno parte alla manifestazione.

"L’Europa, attraverso il New Green deal, sta spingendo verso il ripristino della natura – dice Vernia –, bisogna lasciare i fiumi quanto più integri e liberi. In provincia di Modena, invece, parlano ancora della Bretella, un progetto pericoloso anche per il territorio di Rubiera: realizzare una strada sul letto di un fiume è assurdo, così il cemento impermeabilizza il suolo e di conseguenza l’acqua scenderà verso le casse d’espansione, dove però hanno abbattuto infiniti ettari di bosco".

Durante l’ultima piena del Secchia "siamo stati fortunati" dice Vernia, perché "si è visto chiaramente che nella zona in cui hanno abbattuto gli alberi non scorreva acqua ma fango, che a sua volta ha accumulato altro fango che non è stato trattenuto da nulla. Il bosco avrebbe frenato e assorbito l’acqua". Secondo i Comitati, in queste province mancherebbe dunque un progetto organico di sicurezza territoriale che tenga conto anche delle istanze ambientaliste: "Disboscare, cementificare o coltivare intensamente non ci porterà da nessuna parte, purtroppo i drammatici episodi dell’ultimo mese ce lo stanno dimostrando".

Intanto, il comune di Rubiera ha annunciato la nascita di 4 nuovi boschi, piantando quasi 3 mila alberi e arbusti: "È propaganda. – conclude Giordano Vernia –, anche a Modena cercano di spacciare certe piantumazioni come futuri polmoni verdi. Ora tutti parlano di compensazione ma i benefici li avremo solo tra trent’anni. Mi chiedo allora se abbattere così tanti ettari di verde ne sia valsa la pena".