Reggio Emilia, 15 luglio 2021 - Avrebbe avuto una doppia vita sentimentale, Paolo Eletti, il 58enne ucciso il 24 aprile con cinque martellate alla testa nella sua casa di San Martino: secondo la Procura, sarebbe stato questo segreto a indurre il figlio Marco, di 33 anni, grafico e scrittore di manuali tecnici con aspirazioni letterarie, a ucciderlo. C’era la vita alla luce del sole, con la donna che aveva sposato: Sabrina Guidetti, 54 anni, che nello stesso giorno fu trovata nell’abitazione intossicata da benzodiazepine, con un taglio al braccio e ridotta in fin di vita, sempre - in base alla ricostruzione investigativa - a opera del ragazzo. Ma c’era anche una vita nascosta: Paolo si sarebbe riconosciuto in una diversa identità di genere e avrebbe intrattenuto relazioni extraconiugali.
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I carabinieri reggiani, coordinati dal pm Piera Giannusa, hanno scoperto che il 58enne aveva aperto, dal giugno 2020, un profilo Facebook, con un nome di copertura ma che, in base agli accertamenti, è stato ricondotto con certezza a lui. Attraverso questa pagina social, lui cercava di contattare le persone che condividevano le sue stesse preferenze sessuali. C’era qualche post trasgressivo, ma traspare anche il suo desiderio di "esprimersi in modo libero al mondo", la fatica di essere staccato dalle sue storie a causa dell’allarme Covid e anche qualche riflessione sulle questioni Lgbt: "Poco fa ho sentito in tv della legge su omofobia e transfobia, il 17 maggio ci sarà la festa contro questi fenomeni - scriveva nel novembre 2020 -. Ci permetteranno di manifestare la nostra personalità o sarà l’occasione di una nuova repressione?".
Questa seconda esistenza, tenuta segreta, potrebbe rappresentare, secondo gli inquirenti, il movente che ha scatenato la furia del figlio: Marco avrebbe scoperto la doppia vita del padre e, non accettandola, avrebbe finito per litigare con lui, quel giorno, per poi ucciderlo. Il 33enne si trova in custodia cautelare in carcere a Modena, accusato di omicidio aggravato da premeditazione, futili motivi e parentela con le vittime e di tentato omicidio della madre. Lui stesso aveva dato l’allarme ai soccorritori, per poi parlare di una contesa in famiglia, quel giorno, ma sul destino della casa di San Martino: "È troppo grande, va venduta. Mio padre era contrario, mia madre più favorevole".
Il giovane, davanti al gip, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Interrogato subito dopo il delitto dal pm, non era stato ritenuto credibile, a causa di diverse contraddizioni ravvisate, che hanno indotto a gli inquirenti a ritenere che a San Martino sia stata creata una messinscena. La difesa, affidata agli avvocati Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella, aveva parlato dall’esistenza di elementi "a favore dell’indagato". Si sta man mano riprendendo la madre Sabrina, dimessa un mese fa dall’ospedale Santa Maria Nuova. Ora ha abbandonato le stampelle."È ospite di un parente e sta facendo riabilitazione fisica e psichica", racconta il suo avvocato Claudio Bassi. Nei giorni scorsi è stata risentita dal pm come persona informata sui fatti. Ma il mistero è ancora fitto: "Lei non mi ha parlato di una lite tra padre e figlio. Forse è successo quando lei si è addormentata". Scavare nei fatti di quel pomeriggio tragico è molto complesso.
Lei, intanto, accompagnata dai carabinieri, è rientrata qualche giorno fa, per la prima volta dopo il delitto, nella casa di San Martino, sotto sequestro: giusto un attimo per riprendere qualche oggetto personale, e poi lasciarsi alle spalle l’incubo.