VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Orrore nella casa famiglia. Bimbi maltrattati, coniugi a processo

I due giovani modenesi con deficit cognitivi erano stati affidati alla coppia in una struttura in Val d’Enza. Per l’accusa però i minori hanno subito violenze fisiche e psicologiche per anni: la ragazzina ha denunciato.

Orrore nella casa famiglia. Bimbi maltrattati, coniugi a processo

Orrore nella casa famiglia. Bimbi maltrattati, coniugi a processo

Avrebbero avuto bisogno di amore. Eppure i genitori affidatari, quelli che li avevano accolti in una casa famiglia, li avrebbero sottoposti a maltrattamenti psicologici e fisici per anni, facendoli crescere in uno stato di incuria e violenza. Sono stati rinviati a giudizio, in tribunale a Reggio Emilia e con l’accusa di maltrattamenti tra le mura domestiche, marito e moglie reggiani, di 69 e 60 anni. La prima udienza è prevista per settembre. All’imputata viene anche contestata la recidiva specifica: era già stata condannata per lo stesso reato nel 2013. Vittime delle presunte vessazioni due ragazzi modenesi, entrambi con deficit cognitivi, che i coniugi avevano in affido nella casa famiglia che gestivano in Val D’Enza, nel reggiano. Successivamente il più piccolo dei due era stato adottato dagli imputati. Il caso era finito alla ribalta delle cronache dopo la denuncia scattata nei confronti dei due genitori da parte della ragazzina, quando aveva solo 15 anni. Nel 2016, infatti, l’allora minorenne (oggi ha 24 anni e vive in comunità) era stata allontanata dalla casa famiglia e il fratellino, oggi 19enne, collocato presso altre case famiglia. Le sevizie erano venute a galla proprio dal racconto della studentessa che, nell’ambito dell’incidente probatorio, è stata sottoposta a perizia e ritenuta credibile. Dai racconti della presunta vittima, infatti, era emerso come non si sentisse certo amata dagli affidatari che, al contrario, l’avrebbero denigrata e tacciata di non essere intelligente, castigata inopportunamente, non riconosciuta nelle sue disabilità fisiche e sfruttata per le attività domestiche. "Sognavo di scappare dalla finestra", confidò la giovane ai periti. Secondo le indagini gli imputati e, in particolare, la mamma affidataria, maltrattavano i due ragazzini, all’epoca dei fatti minorenni utilizzando violenze fisiche e psicologiche, nonché esponendoli a un sistema educativo che tollerava condotte precocemente sessualizzate. In particolare l’imputata avrebbe denigrato la ragazza, affetta sin dalla nascita da gravi disturbi psicomotori, con frasi ed epiteti disprezzanti e umilianti, svilendone la personalità e le capacità e obbligandola a svolgere le faccende domestiche per i vari ospiti della casa famiglia che gestiva. I due fratelli sarebbero stati ‘educati’ a suon di morsi sulle mani o torsioni delle dita della mano. Il bambino sarebbe stato tra l’altro mantenuto in una condizione di frequente incuria e trascuratezza igienico-sanitaria, costretto a patire infezioni alle unghie dei piedi per mancanza di cure sanitarie adeguate. L’imputato non avrebbe preso parte alle condotte violente, omettendo però di bloccarle . Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i maltrattamenti sarebbero iniziati quando la presunta vittima aveva solo dieci anni, ovvero nel 2004.