(segue dalla prima) Luciano Bonazza, invece, nella fabbrica di Rubiera ci ha trascorso ben 17 anni, fino al 1987. Si è spento nel 2013, stessa diagnosi: mesotelioma pleurico.
Vasco Callotti l’asbesto l’ha maneggiato sempre: due anni sulla via Emilia; poi da addetto agli acquedotti, alle coperture e alle coibentazioni con amianto a Montevarchi e al magazzino Eternit di Firenze. Il mesotelioma pleurico se l’è portato via nel 1997.
Per due anni Battista Casali, dal 1962 al ’64, era l’addetto al deposito e alla produzione lastre dello stabilimento di Rubiera: è morto nel 1993 per mesotelioma peritoneale.
Oriella Cervi, invece, in quel capannone ci ha lavorato 24 anni (dal 1961 all’85), faceva l’operaia. Si è spenta nel 2006, mesotelioma pleurico.
Pierino Cervi ha speso dieci anni alla produzione delle lastre di asbesto in via Emilia Ovest 56, dal 1966 al ’76; per poi passare in una acciaieria con altro amianto da maneggiare, dicono le carte. È morto nel 2000 per mesotelioma maligno sarcomatoso della pleura.
Nello Corradini ci ha lavorato solo cinque mesi, nel 1961, alla fabbrica di Rubiera: è morto per mesotelioma pleurico sinistro nel 2005.
Un solo mese sotto la Icar spa per Virgilio Costantini, nell’estate del ’69; gli altri 28 anni è stato addetto alla preparazione e alla colata di un’acciaieria a Casalgrande, con "utilizzo di lastre di amianto per la protezione dal calore e di cordoni in amianto per le guarnizioni. Se n’è andato nel 1999 con un mesotelioma pleurico destro.
L’operaio Dorando Cottafava ha passato 21 anni allo stabilimento di via Emilia Ovest (dal 1964 all’85): ha ceduto il passo nel 2007 per mesotelioma pleurico e peritoneale.
Giovanni Cottafava per nove anni ha tagliato lastre di amianto della Icar, fino al 1979. È morto nel 2002, stroncato da mesotelioma pleurico maligno.
Un anno e mezzo all’impastatrice dell’amianto, nella fabbrica dell’amianto, per Romano Gambarelli, tra il 1961 e il ’62: si è spento nel 1999 per mesotelioma pleurico.
Il macchinista della ditta di Rubiera era Valter Giovanardi: 13 anni alla Icar, fino al 1977. È morto nel 2007 per mesotelioma pleurico maligno.
Franco Gozzi nei capannoni di Rubiera in 28 anni ci ha fatto carriera: partito come operaio nel 1965, nel 1993 ne era diventato impiegato tecnico addetto alla produzione di lastre di amianto. È morto un anno dopo, nel 1994: mesotelioma pleurico diffuso.
Rina Lapi invece era la moglie del custode Emilio: ha abitato nell’area della fabbrica per 14 anni, fino al 1985. Tredici anni dopo è stata stroncata da mesotelioma pleurico destro.
Mario Di Febo faceva il facchino per la Transcoop: dal 1976 al ’78 ha scaricato a mano sacchi di amianto a Rubiera. Per i sei anni successivi ha tagliato i sacchi, per caricare le tramogge e ha recuperato i fanghi di lavorazione dalle vasche di decantazione. Nel 2005 è morto per mesotelioma pleurico.
L’ingegner Cesare Pirani, classe 1917, era l’addetto al reparto commerciale dell’Eternit dal 1948 al 1982: visitava le ditte di produzione con i clienti, anche se a Rubiera non risultava dipendente. Si è spento nel 2022 per mesotelioma pleurico maligno epiteliomorfo.
Giaele Bonini non ci ha nemmeno mai lavorato alla Icar, ma per dodici anni ha abitato pochi civici più in là, sulla via Emilia Ovest: è morto nel 2014 per mesotelioma pleurico.
Anche Gaetano Bertani, per tutta la vita, ha abitato a due chilometri dalla fabbrica: se n’è andato nel 2001 di mesotelioma pleurico.
La casa di Franco Rinaldi, dal 1963 in poi, ristultava essere lontana un chilometro dalla Icar: è morto nel 1993 per mesotelioma pleurico sinistro.
Lodovico Rinaldi risiedeva sempre a Rubiera, ma lontano dalla Icar; tutta la vita, però, ha lavorato fra Italia e Francia nell’edilizia, senza sapere cosa maneggiasse. Si è spento nel 1999 per mesotelioma pleurico sinistro.
Bruno Morini, di Rubiera, faceva il muratore, sballottando amianto: nella soffitta della sua casa, fino al 1985, aveva un serbatoio d’acqua in Eternit. È morto nel dicembre del 2009, mesotelioma maligno della pleura.
Benedetta Salsi