Reggio Emilia, 21 novembre 2021 - Un’altra donna. Un’altra morte. Un altro femminicidio. In una scia di violenza che sembra non conoscere una fine. Si tratta di Juana Cecilia Hazana Loayza, 34 anni, originaria di Lima in Perù, e residente a Reggio, in via Melato con la madre ed un figlio di poco più di un anno.
Morta per una foto scattata mentre era in compagnia di altri ragazzi, tra cui un cronista del Carlino e postata sui social. Un’immagine che ha fatto scattare il demone malsano della gelosia in chi non si rassegnava a vedere la sua storia finita. Il cadavere della ragazza è stato rinvenuto ieri mattina al parco della Polveriera (foto), un piccolo ‘polmone’ verde stretto tra la Polveriera, i palazzi residenziali di via Melato appunto e le viuzze attorno via Terracchini. Proprio nei pressi di una recinzione che delimita l’ultimo condominio stretto tra via Ruggeri e via Adelina Patti, la figura esanime di Cecilia era lì, adagiata, con la gola tagliata dai fendenti infertidall’omicida (video). Che è il suo ex, da quanto emerso nelle ore successive. Un ragazzo di ventiquattro anni, Mirko Genco (ne parliamo nella pagina a fianco), già conosciuto alle forze dell’ordine per essere stato sottoposto ad un provvedimento cautelare, per il reato di stalking, e da ieri pomeriggio intorno alle 18 accusato di omicidio.
La chiamata al 112. Sono circa le 9.30, quando un residente dell’ultima palazzina tra via Patti e via Ruggeri compone il numero della Centrale Operativa dei carabinieri per segnalare la presenza di un corpo, inerme, nei pressi della recinzione del loro cortile. E’ a pancia in giù e con le gambe incrociate. L’input al condomino è arrivato da una cittadina di origini straniere che mentre era nel piccolo cortile in selciato del palazzo, davanti alle autorimesse, ha notato un cellulare illuminarsi e vibrare. Era quello della 34enne. Probabilmente una chiamata – La mamma preoccupata? - di qualcuno per sapere se stava bene o si trovava in pericolo. La voce data al condomino del primo piano e la successiva chiamata ai carabinieri. Che arrivano rapidamente sul posto. Prima la pattuglia del Radiomobile che constata la presenza di un cadavere nel parco. Poi gli uomini del Nucleo operativo e Investigativo, oltre ai militari esperti in attività scientifica e di repertazione di prove. Velocemente, sul posto, arriva anche il pm Maria Rita Pantani che constata lei pure il decesso della giovane peruviana. Prendono il via le indagini.
La morte nella notte. Da una prima sommaria ricostruzione svolta dagli investigatori la morte è avvenuta nella notte, all’incirca alle 2 della notte tra venerdì e sabato.. La giovane Juana è stata colpita da varie coltellate, quelle fatali le hanno tagliato la gola. Come ci sia finita in quel parco, dove, da quanto trapelato, a parte qualche fenomeno di spaccio – ritenuto isolato – non si sono verificati fatti di cronaca gravi, è al vaglio dei carabinieri che stanno conducendo l’indagine. La ricostruzione delle ultime ore di vita della donna è sotto la lente d’ingrandimento del Nucleo Investigativo e della pm Pantani, anche attraverso testimonianze e repertazioni del materiale probatorio, prima fra tutte l’arma del delitto. Il coltello con cui Juana è stata uccisa, infatti, è stato rinvenuto nelle immediate vicinanze del corpo.
L’arresto. "O la risolviamo nelle prime 48ore, oppure...", si è lasciato scappare un investigatore nell’imediatezza del ritrovamento del corpo della giovane Cecilia. E infatti, il caso è stato presumibilmente risolto in una mezza giornata. Nel carcere di Reggio è stato condotto l’ex, ventiquattrenne, di Cecilia. Le indagini hanno immediatamente puntato su di lui, in virtù di una precedente denuncia sporta dalla vittima e da tante risultanze investigative (testimoniali e non) emerse nelle ore successive alla scoperta del corpo.