Reggio Emilia, 6 novembre 2024 – Sentenza annullata e rinvio in Appello, dove si celebrerà un nuovo processo: al centro vi sarà la sussistenza o meno della premeditazione. Lo ha deciso ieri sera la Cassazione, dov’era approdato il processo a carico di Marco Eletti, 36enne difeso dagli avvocati Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella il cui ricorso è stato accolto ieri dalla Suprema corte. Come si ricorderà, Eletti, oggi 36enne, si rese responsabile di un doppio gesto sanguinario verso i suoi familiari, che lui confessò nel processo di primo grado. A San Martino, il 24 aprile 2021, il giovane stordì la madre Sabrina Guidetti con bignè riempiti di benzodiazepine, mandandola in coma. E uccise a martellate Paolo Eletti, il 58enne che lo allevò e di cui portava il cognome, ma che, come emerso da un’indagine difensiva, non era suo padre biologico (per lui cadde l’aggravante di aver colpito un ascendente).
Per entrambe le accuse – l’omicidio del 58enne e quello tentato della mamma – furono formulate le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.
Eletti era stato condannato sia in primo grado sia in Appello a 24 anni e 2 mesi. Tra i possibili moventi, il pubblico ministero Piera Cristina Giannusa aveva ipotizzato la doppia vita dei genitori (il padre aveva una diversa identità di genere, la madre coltivava una relazione extraconiugale), la scoperta di non essere il figlio naturale di Paolo, le pressioni perché lui andasse ad abitare nella casa di San Martino o il suo desiderio di diventarne unico proprietario: ma non sono state trovate prove univoche a sostegno di una causa, per cui i futili motivi sono caduti in primo grado. La premeditazione è stata invece riconosciuta dai giudici reggiani e anche in Appello, ma è sempre stata negata dalle difese. Anche ieri gli avvocati Bucchi e Scarcella hanno ribadito le argomentazioni ai giudici di terzo grado, ovvero che fosse stata pianificata solo l’aggressione alla madre, ma non quella verso il 58enne, il cui delitto sarebbe stato frutto, a detta dei legali, di un gesto l’impeto. Il procuratore generale della Cassazione ha invece chiesto il rigetto del ricorso difensivo. Eletti faceva l’impiegato e conviveva con una ragazza a Reggio; aveva pubblicato romanzi thriller e di fantascienza ed era sfilato in tv come concorrente nella trasmissione ‘L’Eredità’.
Gli è stata riconosciuta "una fragilità emotiva causata dall’ambiente disfunzionale nel quale è vissuto". Nella sentenza d’Appello, emessa in aprile, i giudici avevano scritto: "La difesa gioca con un equivoco di fondo laddove ritiene non premeditato l’omicidio del padre solo perché commesso con un mezzo diverso da quello programmato". Cioè il martello al posto dei bignè avvelenati con le benzodiazepine, che Paolo non mangiò. Secondo i legali, la Corte d’Appello non ha motivato in modo persuasivo perché, per superare le obiezioni difensive, non ha aderito all’ipotesi esclusiva della contaminazione dei pasticcini come fatto dal primo giudice, bensì ha ipotizzato l’utilizzo di altri cibi, che poi il padre non avrebbe comunque mangiato. "Esprimiamo soddisfazione - commentano gli avvocati Bucchi e Scarcella -. La nostra richiesta di annullamento della sentenza con rinvio è stata accolta in pieno e ora in Appello si potranno rivalutare le circostanze".