ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Omicidio di Toano. Confermata la condanna per la figlia e il genero

Pena di 12 anni e 4 mesi anche in Appello per Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida. Le dichiarazioni di lui dal carcere: "Sono innocente, questa situazione mi devasta".

Pena di 12 anni e 4 mesi anche in Appello per Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida. Le dichiarazioni di lui dal carcere: "Sono innocente, questa situazione mi devasta".

Pena di 12 anni e 4 mesi anche in Appello per Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida. Le dichiarazioni di lui dal carcere: "Sono innocente, questa situazione mi devasta".

di Alessandra Codeluppi

"Mi ritengo innocente. Sono devastato da questa situazione". Si è videocollegato dal carcere, apparendo dimagrito e provato: il 45enne Riccardo Guida ha fatto dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d’Assise d’Appello, respingendo ogni addebito sulla tragica fine del suocero Giuseppe Pedrazzini, 77enne trovato morto l’11 maggio 2022 nel pozzo della sua casa di Cerrè Marabino (Toano). Ma i giudici togati, affiancati dai popolari, non gli hanno creduto e ieri hanno confermato in toto sia per lui sia per la coimputata Silvia Guida, la 39enne figlia dell’anziano venuto a mancare, e sua moglie, la condanna inflitta in primo grado nel 2023 dal giudice Andrea Rat: 12 anni e 4 mesi, compreso lo sconto di un terzo del rito abbreviato.

Anche nel secondo grado di giudizio, la coppia è stata ritenuta responsabile di diversi reati, contestati all’esito delle indagini svolte dai carabinieri, verdetto per il quale l’avvocato difensore Ernesto D’Andrea preannuncia "ricorso in Cassazione". Pure Silvia Pedrazzini era videocollegata dal penitenziario: ha riferito che ciò che doveva dire lo aveva già detto in primo grado.

L’accusa più pesante riguarda i presunti maltrattamenti all’anziano con l’aggravante di averne causato la morte e di averli inflitti davanti al nipote minorenne, durati per quasi tre mesi, dal 18 dicembre 2022 fino al decesso il 5 marzo 2002 nella casa di Cerrè. Poi il sequestro di persona, perché lo avrebbero costretto a stare tra le mura di casa impedendogli di comunicare con parenti e amici. E la soppressione di cadavere: il 77enne fu ritrovato nel pozzo l’11 maggio 2022, dopo che i parenti diedero l’allarme non riuscendo più a parlare con lui. Nonché la truffa all’Inps, poiché avrebbero continuato a intascare la sua pensione dopo la morte.

Marito e moglie erano stati assolti solo dall’omissione di soccorso nel giorno del decesso. Deve rispondere delle medesime accuse la vedova 66enne Marta Ghilardini, per la quale è in corso il rito ordinario davanti alla Corte d’Assise reggiana: difesa dall’avvocato Rita Gilioli, si professa innocente, sostenendo - è la linea difensiva - di non avere alcun interesse economico, a differenza della figlia e del genero del quale sarebbe stata succube.

In primo grado il pm Piera Cristina Giannusa aveva chiesto per i coniugi 18 anni e 2 mesi, sostenendo che dopo l’episodio di lipotimia, che portò l’anziano il 9 dicembre 2021 all’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti, in concorso con Ghilardini ordirono "un piano per segregare in casa Pedrazzini, vessandolo in modo idoneo a portarlo alla morte, fatto da loro previsto" e secondo il pm "forse anche voluto". Ieri il sostituto procuratore generale Antonella Scandellari ha chiesto la conferma del verdetto. In aula c’era il fratello Claudio Pedrazzini, costituito parte civile attraverso l’avvocato Naima Marconi.

L’avvocato D’Andrea ha ribadito le richieste di assoluzione dai maltrattamenti e dal sequestro, di riqualificare la soppressione di cadavere in occultamento, la truffa in indebita percezione di erogazioni dallo Stato e di assolverli perché l’importo preso dalla figlia era di 2mila euro, inferiore ai 4mila. Il legale ha anche sostenuto che da chi ha condotto le indagini sarebbero emersi dettagli non veritieri: ha depositato un certificato di pensione della madre di Guida, ieri in tribunale, che percepisce una pensione come ex capo del personale all’Onu, fatto che a suo dire era stato smentito dalla pubblica accusa. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.