Reggio Emilia, 5 dicembre 2023 – “Mi chiamo Sara Rocco, ho 27 anni e vivo a Reggio Emilia. Sono stanca di essere ignorata dalle istituzioni e dalle persone che dovrebbero essere tra le prime a combattere al nostro fianco contro il degrado e la violenza che c’è in questa città.
Che senso ha fare manifestazioni il 25 novembre se poi nel concreto noi donne di Reggio Emilia non siamo libere di camminare per strada senza essere molestate e importunate? Ho scritto due mail in posta certificata: una al sindaco Luca Vecchi e una al presidente della Regione Stefano Bonaccini, ma non ho ricevuto risposta. La stessa lettera l’ho inviata, con una mail ordinaria, all’assessora Annalisa Rabitti, ma non ho avuto nessun riscontro anche questa volta".
Sara, quando ha inviato queste mail?
"Lo scorso 26 novembre".
Non crede sia poco il tempo trascorso per ricevere una risposta?
"No. Sinceramente non lo credo. E non lo credo perché sono certa che in un momento in cui la cronaca ce lo racconta ogni giorno, di quanto noi donne siamo costantemente in pericolo, la risposta dovesse essere immediata. E non lo credo perché questi politici, soprattutto in occasione del 25 novembre, inaugurano panchine rosse e si riempiono la bocca di belle parole e impegni che poi non mantengono. Sì, sono convinta che avrebbero dovuto rispondermi subito".
Qual è il contenuto della lettera?
"Nella lettera ho raccontato la mia situazione, che è la stessa di tutte le donne che vivono in questa città. Da poco più di un mese ho vinto un concorso e ho iniziato a lavorare a Modena: in amministrazione all’Università, nel dipartimento di Ingegneria meccanica Enzo Ferrari. Abito in centro storico. Mi sveglio alle 5 e alle 6,30 mi incammino verso la stazione per prendere il treno e recarmi al lavoro. Attraversare a quell’ora, ma in realtà sempre, il centro e in particolare viale IV Novembre è per me diventato un incubo. Ogni giorno vengo molestata e inseguita da uomini che stazionano nella zona tutto il giorno e tutti i giorni, anche assumendo in bella vista sostanze stupefacenti. Mi è capitato perfino che si avvicinassero fino a sussurrarmi all’orecchio oscenità. Sono persone che vivono ai margini della società, non soltanto stranieri, invisibili e di cui nessuno si occupa. Io ho paura. E come me tutte le donne che camminano per la città. Non siamo libere. Non siamo sicure. E questo non interessa nessuno".
Ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine?
"Certo, talmente tante volte che non ricordo il numero. Ho chiamato Carabinieri, Polizia, chiesto l’intervento della Polizia ferroviaria. Ogni volta mi è stato detto che purtroppo non possono fare nulla, che le zone adiacenti alla stazione sono tutte così, di chiedere l’intervento del sindaco. Sono così arrabbiata e spaventata che voleva stampare mille copie della lettera che ho mandato a Vecchi, Bonaccini e Rabitti per tappezzare l’intera città. Quando è possibile il mio fidanzato mi accompagna, altrimenti faccio il tragitto al telefono con mia mamma, perché sono veramente terrorizzata al pensiero di essere ogni giorno esposta alla violenza, rischiando stupri o chissà cosa".
Conosce episodi simili accaduti ad altre donne?
"Innumerevoli. Uno fra tutti è accaduto proprio a mia mamma, il giorno di ferragosto: in pieno centro e in pieno giorno. Era fortunatamente non sola, insieme a una sua collega, e un ragazzo si è parato davanti a loro, si è spogliato e ha iniziato a toccarsi. Ovviamente hanno chiamato i carabinieri, ma nessuno è intervenuto se non invitando a fare una denuncia che non sarebbe servita a niente".
Perché ha deciso di rivolgersi al Carlino?
"Perché non voglio perdere la speranza di un mondo migliore per noi donne e per l’intera comunità. Perché spero che finalmente ognuno alzi la voce per denunciare e pretendere che si faccia qualcosa di concreto per cambiare questa condizione inaccettabile".
Possiamo pubblicare una sua fotografia?
"Non ho avuto nessun timore a espormi, ma preferisco che non sia pubblicata la mia immagine perché il mio volto è quello di tutte le donne che ogni giorno sono esposte a molestie, umiliazioni, violenze. È il volto di donne che non sono libere di vivere, di andare al lavoro, di girare nella loro città sentendosi tranquille e al sicuro, senza nessuna garanzia da parte delle istituzioni".