"La Costituzione, scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione straniera del nostro Paese, muove dal fermo rifiuto di ogni forma di totalitarismo e di discriminazione". La frase incriminata, che omette i ventanni di dittatura fascista e il Patto d’Acciaio delle camicie nere con il nazismo tedesco, finisce per infiammare la campagna elettorale nel giorno della Liberazione. A scriverla in un ampio ragionamento è il candidato civico del centrodestra Giovanni Tarquini, che così finisce nel mirino del suo avversario di centrosinistra Marco Massari, del segretario del Pd Massimo Gazza e del sindaco in carica Luca Vecchi. "Non è mia abitudine commentare le parole altrui – premette Massari, –, però il dato storico è così distorto da aver creato in me un profondo senso di disagio. La Costituzione nasce dopo la guerra, al termine di un ventennio che passa alla storia come fascismo perché guidato, in modo totalitario, dal Partito Nazionale Fascista. Omettere la parola fascismo in un testo o rifiutarsi di definirsi antifascista non fa sparire quel periodo storico".
Gli fa eco il segretario del Pd Massimo Gazza: "La Costituzione è intrinsecamente antifascista – puntualizza – A Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzema, alle Fosse Ardeatine, Cervarolo, al Padule di Fucecchio e in tutti quei luoghi in cui sono stati trucidati italiani inermi dalle milizie tedesche e repubblichine, affonda le radici la Costituzione italiana, come ha affermato Pietro Calamandrei".
Sta invece dalla parte di Tarquini il collega Enrico Della Capanna, che è anche presidente dell’Ordine degli Avvocati, che commenta così il post del candidato di centrodestra: "Del fascismo ci siamo liberati nel 1945, ma nel 2024 non ci siamo ancora liberati dell’antifascismo. Dovremmo cercare di liberarcene, per costruire una società nuova e proiettata al futuro". E proprio questo intervento scatena a ruota quello del sindaco Luca Vecchi, che così scrive: "Ancora più sorprendenti sono le dichiarazioni del presidente dell’ordine degli avvocati. Le campagne elettorali sono frequentemente un contesto di speculazione politica, ma quando ci si candida alla guida di una città come Reggio non si può ignorare o sorvolare sul significato di certi passaggi storici. Non c’è nessun equilibrismo lessicale praticabile difronte al significato del 25 Aprile. E soprattutto non offre credibilità politica non trovare la forza di prendere le distanze da certe vicende per il timore di perdere i voti della propria parte politica. Il civismo non è politicamente neutro. E l’impegno politico è sempre una scelta di campo.".