SAVERIO MIGLIARI
Cronaca

"Non si può dare per scontato l’omicidio"

L’avvocato dei genitori di Saman Abbas: "Non riesco a contattarli: ho presentato una richiesta al Consolato del Pakistan"

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di Saverio Migliari

L’avvocato Simone Servillo è il legale incaricato dal tribunale che difenderà i genitori di Saman Abbas: il padre Shabbar e la madre Shaheen Nazia, entrambi indagati per omicidio e occultamento di cadavere.

La procura basa le sue accuse sul materiale video che abbiamo raccontato. In una ripresa Saman che esce con i parenti e non fa ritorno, nell’altro alcuni degli indagati con in mano pale e piede di porco, diretti in campagna. Cosa ne pensa?

"Bisogna rispettare il lavoro degli inquirenti e quindi vedere mano a mano quali saranno gli esiti dell’indagine. Oggi come oggi noi abbiamo questi video di questi signori che fanno vari passaggi, in uno con strumenti da contadino. E questo è l’unico dato di rilievo perché se non altro circoscrive in maniera importante quella che potrebbe essere l’area nella quale qualunque cosa sia successa sia effettivamente successa. Bene, ci sono squadre di carabinieri, unità cinofile, cani molecolari e droni che studiano il terreno. Ma ad oggi non è comparso nulla".

Lo trova strano?

"Questo è un aspetto sicuramente importante. Oggi si ipotizza un delitto cruento ma gli elementi sono modesti".

C’è anche la fuga.

"Voi parlate di fuga, in realtà nessuno sa se di questo si tratti. Dal mio punto di vista è probabile è che si tratti di una visita al proprio Paese programmata".

E come mai non sono tornati?

"Costoro sono venuti a conoscenza tramite i media di quello che stava succedendo in Italia. Quindi nulla di più normale che vogliano rimanere in Pakistan. Capovolgiamo la cosa senza pregiudizi: pensiamo a un italiano che vive e lavora all’estero, torna in patria e apprende dai media di un procedimento di questo genere nei suoi confronti. Pensiamo davvero che un italiano ritornerebbe o piuttosto rimarrebbe in patria per capire cosa sta succedendo?".

Forse è il contesto culturale a far temere il peggio.

"Non ci dobbiamo dimenticare che bisogna distinguere quello che è il tema generale dal caso specifico. Ci poniamo giustamente il problema della figura della donna in determinate sacche culturali che vivono nel nostro Paese. Fate bene sui giornali a sollevare la questione. Ma quando si passa al caso specifico, oggetto di un’indagine di questo tipo, allora bisogna usare gli elementi di valutazione penali. I carabinieri fanno il loro mestiere, la procura, anche se ha formulato un capo d’imputazione impegnativo, fa il proprio mestiere, però obiettivamente sappiamo solamente che una ragazza, tra l’altro maggiorenne, non si trova. Ma quante ragazze non si trovano? E per quante di queste si sono aperti fascicoli per omicidio, sequestro di persona e occultamento di cadavere?"

Perché Saman non si sarebbe fatta viva dunque?

"Questo nessuno lo sa. Io spero che ce lo dirà lei quando sarà ritrovata. Ma di qui a dare per scontato che la famiglia si sia macchiata di un crimine così grave mi sembra quantomeno prematuro. E quindi penso che in un’ottica di tutela garantista la famiglia della ragazza debba beneficiare della presunzione di innocenza. Oggi non c’è nemmeno il cadavere".

Che cosa ha saputo dei suoi assistiti?

"Io di questa famiglia so molto poco, perché disgraziatamente non sono ancora riuscito a mettermi in contatto. Non sono raggiungibili telefonicamente. Adesso sono in contatto con il consolato del Pakistan di Milano e sono in procinto di fare una richiesta affinché mi aiutino ad entrare in contatto con loro. Io però spero che leggendo questa intervista il signor Shabbar prenda contatti con me e si tranquillizzi un pochino".

Shabbar Abbas aveva detto che sarebbe rientrato il 20 maggio, a noi ha detto il 10 giugno. Ma sembra non volerlo fare davvero.

"Non si può dare una lettura del comportamento di Shabbar Abbas come un comportamento strano. Dobbiamo evitare di cadere vittima dei pregiudizi. Io l’ho visto succedere".

Spieghi meglio.

"Ho difeso diverse posizioni nel processo Aemilia e ho visto il modo in cui è stata trattata la comunità calabrese. Non dico in ambito processuale però un certo pregiudizio alcuni lo hanno avvertito. Io non l’ho fatto ma non posso dare torto a chi lo ha denunciato. Quindi non bisogna cadere nel pregiudizio del dire “questi sono pachistani e musulmani e di consguenza sicuramente trattano male le donne“".

Quando parlerà con la procura?

"Non ne ho idea. Mi sono recato in procura ma il pubblico ministero non c’era. Chiaro che siccome verrà fatto un incidente probatorio a noi interessa prendere visione degli atti della procura".