ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

"Non abbiate paura della ’ndrangheta, denunciate"

"A riparlare del processo Aemilia mi tornano i brividi. È stata una grande fatica, ma mi ritengo un priviliegiato ad...

"A riparlare del processo Aemilia mi tornano i brividi. È stata una grande fatica, ma mi ritengo un priviliegiato ad...

"A riparlare del processo Aemilia mi tornano i brividi. È stata una grande fatica, ma mi ritengo un priviliegiato ad...

"A riparlare del processo Aemilia mi tornano i brividi. È stata una grande fatica, ma mi ritengo un priviliegiato ad aver affrontato questa responsabilità. Nessuno pensava che a Reggio fosse radicata un’associazione mafiosa così potente e pericolosa. Come la maggior parte dei cittadini, non pensavo potesse accadere qui". Il giudice Andrea Rat è salito ieri mattina sul palco del teatro Cervi di Brescello, davanti a un centinaio di studenti delle scuole medie di Brescello e Poviglio per una speciale lezione sulla ‘ndrangheta e la legalità. L’incontro si è aperto coi saluti di Catia Silva, presidente provinciale dell’associazione antimafia Impastato-Castelli che ha organizzato l’evento; parola poi al vicesindaco di Brescello Enrico Bianchini e all’assessore alla Scuola di Poviglio Irene Guastalla, Comuni che hanno dato il patrocinio insieme alla fondazione Un Paese-Don Camillo e Peppone. Rat fece parte del collegio giudicante del maxiprocesso di primo grado che fu celebrato a Reggio; stese le 3.400 pagine di motivazioni della sentenza, quattro volumi che ha portato sul palco insieme al codice penale. Un giovane brescellese, Ferdinando Bianchini, ieri gli ha donato la sua tesi di laurea dedicata ad Aemilia. Rispondendo alle domande della giornalista del Carlino, Alessandra Codeluppi, Rat ha dapprima letto l’articolo 416 bis: "A Reggio non mi aspettavo di trovare la società civile assoggettata a omertà e intimidazione: non la vedevo". E poi le parole del pentito Antonio Valerio, in testa alle motivazioni: "A Reggio – disse nel 2018 – siete tutti sotto assedio ‘ndranghetistico". Chiede il magistrato: "Siamo davvero assogettati? La risposta è sì. Siamo abituati a pensare al mafioso che uccide, ma ha cambiato vestiti: ora è in camicia e giacca". Ha accennato al sangue sparso dalla Calabria a Reggio, poi la svolta: "Fu marchiato a fuoco il potere dei Grande Aracri, ma in seguito scese il silenzio tombale. Perché alla mafia conviene agire nell’ombra e creare potere, consenso e denaro da reinvestire in attività illecite e legali. Aemilia è la mafia che si fa impresa; la sana, meravigliosa e ricca Emilia diventa impresa mafiosa". Ha citato lo smaltimento di rifiuti tossici nella Terra dei fuochi e i problemi per la salute e l’ambiente: "La mafia di oggi sembra non uccidere, ma uccide molto di più". Ha ripercorso i danni creati all’economia sul territorio, soffermandosi anche sul coinvolgimento di figure insospettabili. Si è soffermato sul periodo della scorta che lo accompagnò per tre anni: "Durante Aemilia ricordo lo sguardo terribile di un imputato, ma lo abbassò lui. Sono pericolosi anche altri criminali, cani sciolti fuori controllo. Ma il magistrato non può permettersi di avere paura, altrimenti sei ricattabile: siamo chiamati a ripristinare la legalità". Tante le domande dei ragazzi: "Mai pensato di cambiare lavoro?". "No. Solo se penso di trasformare la mia professionalità nell’insegnamento – risponde il giudice – Come aprire scuole di aspiranti magistrati o di diritto, perché ho una passione che vorrei trasmettere alle future generazioni". Rivolgendosi ai giovani, li ha invitati a non aver paura: "Gli ’ndranghetisti sono nient’altro che bulli. Se anche voi subite prepotenze, o vedete un compagno offrirvi droga, parlatene con insegnanti e genitori, non abbiate timore di denunciare".