A Reggio la condizione degli studenti fuorisede non è diversa da quella per cui si è da poco mobilitata l’Unione degli Universitari nazionale. Lo dimostra un’indagine realizzata tra dicembre e marzo dall’Udu e i sindacati degli inquilini Sunia Cgil delle due province, con oggetto i frequentanti dei corsi di Unimore. Più della metà degli studenti risiede in appartamenti condivisi: il 56% in stanza singola e l’8% in doppia. Il 93% degli studenti dichiara di avere un contratto regolare, contro il 2% di nero e un 1% di parzialmente regolari, con l’aggiunta di una quota in nero. Il 4% non sa se il proprio contratto sia regolare o no. Per i costi, il 67,5% paga un canone mensile tra i 200 e i 400 euro per il solo posto letto. Le caparre richieste sono generalmente una o due, ma al 35% degli studenti sono richieste tre mensilità.
Per trovare casa solo il 23% ha impiegato meno di un mese, il 36% tra uno e due, ma per il 6% i tempi si sono allungati anche fino a 5 mesi. Più della metà degli studenti dicono di essersi imbattuti in truffe durante la ricerca. Il 19% dichiara di essere stato discriminato per il genere maschile e l’11% per origini del Sud o straniere non italiane.
Secondo Udu e Sunia "occorre quindi una nuova politica e un progetto complessivo di diritto allo studio, all’interno del quale devono essere individuate anche forme di sostegno abitativo per gli studenti fuori sede. Dal Governo nazionale continuano ad arrivare segnali che vanno esattamente nella direzione opposta come l’azzeramento del Fondo affitti e del Fondo per la morosità incolpevole". Al contrario "servono fondi a favore dei Comuni per cofinanziare l’acquisto e la ristrutturazione di alloggi per studenti, anche per evitare che il Pnrr favorisca grandi gruppi privati. E va messo sul mercato velocemente tutto il patrimonio oggi ‘non abitato’"