BENEDETTA SALSI
Cronaca

’Ndrangheta, alleanze economiche "Qui affari legali e illegali in simbiosi"

Il procuratore Paci dopo l’inchiesta della Dda: "Il territorio reggiano appetibile a livello internazionale"

’Ndrangheta, alleanze economiche "Qui affari legali e illegali in simbiosi"

di Benedetta Salsi

Procuratore capo Paci, la recente indagine della Finanza che ha portato a 15 arresti nel Reggiano ha aperto orizzonti nuovi. A partire dal fatto che le organizzazioni criminali usano sempre di più la tecnologia per eludere le indagini.

"Questa indagine, che io ho conosciuto adesso, come presupposto di base ha un metodo investigativo che abbiamo utilizzato spesso alla procura di Reggio Calabria: l’analisi delle chat di Sky Ecc, applicativo di comunicazione criptato utilizzato dai narcotrafficanti di tutta Europa fino al 9 marzo 2021, data in cui questo meccanismo viene bucato per la prima volta dagli investigatori e acquisito. Questo sistema è stato utilizzato anche da numerosissimi narcotrafficanti, tra cui anche Giuseppe Romeo (il perno della nuova inchiesta, ndr) che già in precedenza era entrato nel fuoco di indagini reggine".

Purtroppo però le chat si fermano al 2021?

"Sì, ora avranno trovato un altro modo criptato per comunicare tra loro".

Nelle carte dell’inchiesta vengono chiamati in causa presunti appartenenti alla cosca di San Luca, nel Reggino. Non solo il clan Grande Aracri, dunque, opera in questa terra?

"Non esiste più una stanzialità sul territorio di una sola organizzazione criminale. Ma il denaro viene gestito da gruppi variabili, che operano in uno scenario internazionale. Gruppi che inglobano sempre la componente calabrese, certo, perché è la più accreditata con i sudamericani, che cercano piazze lucrose".

Non una guerra, dunque. Ma una sorta di alleanza tra clan sul territorio emiliano e reggiano?

"Parliamo sempre di rapporti di forza: alleanze che si generano in base ad affari, non patti che vengono siglati per portare avanti attività organizzativa a tempo indeterminato. La causale contingente attiene l’individuazione di aree geografiche dove riversare stupefacente e reinvestire il denaro".

Un’altra componente: la collaborazione fra la ’ndrangheta e l’imprenditoria cinese.

"Non è una novità per altre regioni. Teniamo conto che anche nella nostra provincia operano tantissimi soggetti di provenienza cinese e alcuni di loro si prestano a favorire operazioni di riciclaggio e reimpiego di denaro. I cinesi possono operare con ingente liquidità e transazioni che vanno anche oltre il milione di euro in contanti: una modalità consolidata nei decenni. Ormai forniscono spesso liquidità per la ‘ndrangheta; in varie indagini di Reggio Calabria abbiamo visto come il denaro venisse riciclato in Cina, poi fatto rientrare in Italia con sistemi leciti".

Eppure in questa provincia c’è ancora chi non vuole vedere, chi grida all’esagerazione riguardo gli allarmi di infiltrazione; ancora convinti che la mafia agisca solo attraverso il pizzo o la violenza.

"Questa è una ulteriore conferma di quello che ho detto in altre occasioni: un’organizzazione criminale non si ferma ai delitti che compie, ma deve reinvestire, occupare spazi di mercato per bonificare i proventi illeciti. Da questo punto di vista il territorio emiliano, e quello reggiano, sono appetibili a livello internazionale. Se non si sposa questo punto di vista non andremo mai avanti. Servono strumenti culturali e prospettive di analisi che facciano piazza pulita definitivamente della criminalità organizzata, che va collocata dove economia legale e illegale si incontrano e sono in perfetta simbiosi. Fino a che ci sarà la convinzione degli imprenditori che avere rapporti con questa parte del sistema illegale è conveniente non ne usciremo fuori. Occorre che sia la stessa imprenditoria che prenda atto che non può esserci convenienza a operare con la mafia, anche quando in apparenza c’è fittizia opportunità di lucro. Poi in realtà si perde tutto".

Negli scorsi mesi, anche attraverso questo giornale, lei ha lanciato numerosi appelli alla società civile perché non rimanesse sugli spalti a guardare, ma denunciasse situazioni ambigue. È cambiato qualcosa?

"No, solo belle parole di collaborazione, condivisione, attenzione. Mi rendo conto che è difficile, far acquisire determinate convinzioni. Perpetrare una prospettiva culturale diversa dal passato, ma è uno sforzo che va fatto per salvaguardare il sistema economico reggiano, italiano e anche internazionale. Per porre la stessa economia al riparo dall’egemonia della criminalità organizzata. È una battaglia di carattere culturale enorme, che va combattuta".