Mussini e Gherardi, debutto magico in serie A: "Abbiamo sentito le farfalle nello stomaco"

I due 19enni hanno esordito sabato in prima squadra: "Il Mirabello è pazzesco e c’erano le nostre famiglie. Ci siamo caricati a vicenda"

Mussini e Gherardi, debutto magico in serie A: "Abbiamo sentito le farfalle nello stomaco"

I due 19enni hanno esordito sabato in prima squadra: "Il Mirabello è pazzesco e c’erano le nostre famiglie. Ci siamo caricati a vicenda"

I due talenti del Valorugby Tommaso Mussini ed Elia Gherardi hanno debuttato sabato in campionato ‘A Elite’ all’età di 19 anni. Un esordio dolcissimo con la vittoria contro la Lazio.

Al momento di entrare in campo avevate un po’ di farfalle nello stomaco?

Tommaso: "Più che in quel frangente è stato nello spogliatoio, mentre tutti si preparavano, l’attimo nel quale l’ansia è montata di più. Ma è un’ansia buona, positiva; probabilmente partita dopo partita andrà limandosi, però credo sia bene ne rimanga sempre almeno un po’...".

Elia: "Nelle partite precedenti, in Coppa Italia, non avevo patito particolare pressione; ma quando mi sono ritrovato al Mirabello, per la prima volta da giocatore e non da spettatore, beh, quel cambio totale di prospettiva mi ha mosso qualcosa".

Cosa vi siete detti mentre il quarto arbitro attendeva di farvi entrare?

T: "Ricordo solo i classici incitamenti a vicenda ‘dai Gerry’, ‘dai Tommy’; nulla di speciale".

E: "Ho chiesto a Tommaso di prendere lo scudo per gli ultimissimi placcaggi di riscaldamento, niente di più. Eravamo già abbastanza carichi".

C’erano anche i vostri genitori in tribuna?

T: "Sì, con mio fratello".

E: "Genitori e le mie sorelle".

La qualità che invidiate al vostro compagno di debutto e a Giorgio Kakaliashvili, l’altro ex Valorugby U18 promosso in prima squadra?

T: "Ad Elia la mente fredda, cioè la capacità di ragionare lucidamente e con efficacia anche nei momenti più difficili di una partita. Io invece tendo ad arrabbiarmi, devo migliorare. A Giorgio, il fisico. Lui forse impiegherà più tempo a esordire in A Elite perché il suo ruolo, pilone, richiede particolare esperienza".

E: "Se posso dare una risposta unica, a entrambi invidio la grande prestanza fisica".

Studiate?

T: "Mi sono iscritto a Tecniche per le infrastrutture edilizie, a Bologna. Vista la frequenza non obbligatoria e che gli allenamenti ci lasciano il pomeriggio per studiare, penso di poter conciliare bene sport e università".

E: "Io invece ho fatto il ragionamento opposto: dato che ci alleniamo soprattutto di mattina e che non sarei riuscito a frequentare, sto provando a studiare telematicamente Ingegneria gestionale".

La vostra squadra reggiana preferita, dopo il Valorugby?

T: "La Pallacanestro Reggiana".

E: "Anch’io la Unahotels".

Quando avete iniziato a giocare a rugby?

T: "A 8 anni, in Under 10. Insieme a mio fratello, che però ha tre anni più di me e perciò non abbiamo mai giocato insieme. Ci ha spinto mio padre, che è stato rugbista e giocava terza linea come me".

E: "Io a 4 o 5 anni. Anch’io naturalmente portato alla Canalina da mio papà. Poi ho fatto tantissimi altri sport: atletica, ginnastica artistica, tennis… e di tutti ora sento l’utilità nella mia formazione di atleta. Ma nel frattempo ho sempre continuato a giocare a rugby, non ho mai smesso. Si corre, si placca, c’è il contatto… mi è piaciuto subito”.

Marco Ballabeni