SIMONE RUSSO
Cronaca

Multato da Seta perché senza biglietto. "Mai salito sul bus"

Un 'portoghese' ha fornito false generalità

IMPOTENTI I verificatori non sono tenuti a chiedere i documenti identificativi agli utenti perché non hanno la qualifica di pubblico ufficiale

Reggio Emilia, 1 novembre 2016 -  HA RICEVUTO a casa un sollecito da Seta per il pagamento di una multa presa sull’autobus, per essere salito a bordo senza aver comprato il biglietto. Ma l’ignaro cittadino non ricordava di aver preso un mezzo pubblico da molti anni a questa parte.

Inoltre, i suoi dati personali contenuti nel verbale risultavano in parte errati: la data di nascita non corrispondeva alla sua.

Pure la firma sembrava contraffatta: una calligrafia incerta, che a prima vista non possedeva le caratteristiche dell’autenticità. E infatti era così. Il cittadino ha contestato la regolarità della multa ricevuta e la contavvenzione è stata annullata da Seta.

LA STORIA è stata raccontata al Carlino da Alessandro Costi, che ha fatto denuncia alla Questura. «Quando sono andato negli uffici di via Dante, ho scoperto che il mio caso non era l’unico. Si era già presentato un cittadino per denunciare e un altro è arrivato subito dopo di me», ha detto.

Insomma, qualcosa non funziona nel sistema delle sanzioni che vengono date agli utenti ‘indisciplinati’ del trasporto pubblico. Abbiamo contattato Seta per cercare di capire come mai siano possibili questi casi e la spiegazione di cosa sia successo è tutto sommato semplice: i controllori non sono dei pubblici ufficiali e non possono obbligare i cittadini a mostrare i documenti di identità.

«Purtroppo è un fatto che si ripete – dicono dall’azienda trasporti – abbiamo una decina di casi all’anno segnalati tra Modena e Reggio».

IN SOSTANZA gli utenti del bus ‘sorpresi’ senza biglietto, per non ricevere la multa dicono di non avere i documenti e comunicano al controllore delle false generalità, in modo da far arrivare il verbale a qualcun altro. E così deve essere successo anche nel caso di Alessandro Costi: qualcuno ha dato il suo nome, cognome e indirizzo, con l’obiettivo di non ricevere la sanzione.

Alla fine chi viene danneggiato, oltre al cittadino, è anche la stessa azienda Seta, che ha annunciato l’intenzione di associarsi ai cittadini che presentano denuncia.

INFATTI chi comunica generalità diverse dalle sue incorre nel reato di sostituzione di identità, che può portare alla reclusione fino ad un anno.

Da Seta spiegano che quando si tratta di minori, è più facile risalire all’identità di chi ha dichiarato in falso: i dati si riferiscono ad amici della cerchia frequentata dal giovane, ed è meno complesso arrivare al ‘colpevole’. Tanto che ai verificatori ora viene chiesto di raccogliere dai minori non solo nome cognome o indirizzo, ma anche nomi e data di nascita dei genitori.

Resta aperto un problema: i verificatori non possono trattenere la persona che ha loro mentito, perché non sono pubblici ufficiali. E i furbetti quindi, anche se scoperti, possono farla franca.