La percezione è quella di un dialogo, che resta costante di sala in sala, fra le opere dell’artista e le collezioni naturalistiche del museo. È stata inaugurata ieri al Palazzo dei Musei la mostra ‘La tartaruga e il palombaro. Visione tra natura e pittura’ del giovane artista francese Luc Ming Yan e promossa dal Comune di Reggio Emilia. La mostra, nata dall’incontro tra l’artista e le collezioni naturalistiche, zoologiche e anatomiche custodite nei Musei Civici, sarà aperta al pubblico fino al 2 marzo con ingresso gratuito.
"Credo sia molto interessante questo binomio fra il patrimonio di collezioni naturalistiche e la possibilità di consultare le opere dell’artista. Inoltre inauguriamo la mostra proprio alla fine dell’anno, rimarcando quanto questo sia stato intenso e ricco di soddisfazione", ha detto Nando Rinaldi, dirigente servizio servizi culturali del Comune.
L’esposizione di 48 opere è stata curata da Alessandro Gazzotti: "Il nostro museo sta cercando di creare dei ponti fra quella che è la nostra storia e l’arte contemporanea; in questi anni abbiamo organizzato una serie di eventi, per questo vogliamo continuare a tenere attive queste modalità di sperimentazione.
L’incontro che i Musei Civici hanno avuto con il giovane artista francese Luc Ming Yan è stato molto fortunato perché, grazie a chi conosceva questo museo, Luc Ming Yan ha voluto visitare questo luogo, trovando le nostre collezioni molto interessanti". Così si è creato una connessione forte fra le collezioni naturalistiche e quella che è la pittura dell’artista, in particolare con il grande fossile della balena Valentina, fondamentale ritrovamento pliocenico del nostro territorio, in uno stimolante confronto.
"La mostra si allarga in varie sale. Una parte altrettanto significativa è in quella che espone appunto le collezioni naturalistiche, dove alcune piccole opere hanno delle relazioni interessanti fra quelle cose sono le tassidermie dei Musei Civici di Reggio e quello che è il linguaggio figurativo di Luc Ming Yan".
Ad accompagnare la mostra è il testo di Davide Ferri, curatore e critico d’arte, docente di Arte Fiera di Bologna, appassionato al lavoro di Yan: "La partitura si sviluppa, di sala in sala, attraverso l’accostamento di questi due versanti del lavoro di Luc Ming Yan. Da una parte lavori che mostrano un magma, un nucleo denso di pennellate convulse, movimentate e contrastate, dall’altra lavori marcatamente figurativi, dove appaiono animali, teschi, figure metaformiche, aliene, vagamente mostruose, che sembrano provenire da un immaginario contaminato da suggestioni manga o pop".
"Il palombaro – ha svelato alla fine della presentazione l’artista francese – può essere un autoritratto. All’inizio volevo dipingere una balena, poi ho deciso di intraprendere un’altra narrazione".