Reggio Emilia, 25 marzo 2019 - Hanno pagato 250 euro perché il loro figlioletto, un neonato di appena tre mesi, fosse sottoposto alla circoncisione da lui, un uomo africano, che ai loro occhi - e si sta accertando se anche a quelli di altri - appariva come un esperto del delicatissimo taglio praticato per tradizione culturale o religiosa. Ma qualcosa, in quell’intervento chirurgico fai-da-te, praticato in casa, è andato storto e il bambino, come avvenuto nel più recente caso di Scandiano, ha avuto complicazioni che, poche ore dopo quell’intervento, lo hanno portato alla morte. E così il gelo, da quella tragica notte di novembre 2018, è piombato anche dentro quella famiglia che abita in centro a Reggio. «Siamo distrutti. Ci fidavamo di lui», dicono ora i genitori, una coppia di ghanesi sulla trentina, lui con un lavoro e lei casalinga.
Hanno perso il figlio, ma ora si trovano anche iscritti nel registro degli indagati: nei loro confronti è stata formulata l’ipotesi di omicidio colposo, in concorso con l’uomo a cui hanno affidato il figlio e che ha praticato l’intervento, un africano che gravita a Modena. Sulla tragica morte gli agenti della squadra mobile, diretta da Guglielmo Battisti, hanno avviato i primi accertamenti, coordinati dal pm Iacopo Berardi. Da quanto emerso, i genitori sarebbero ricorsi all’uomo, di nazionalità ghanese o nigeriana, per risparmiare: il costo per affidare l’intervento al medico fai-da-te sarebbe stato più basso rispetto all’intervento in una struttura privata.
Lui si sarebbe spacciato come una sorta di chirurgo esperto nelle circoncisioni, e la coppia si sarebbe rivolta a lui anche per la fama di cui avrebbe goduto per simili interventi praticati all’interno delle comunità africane della nostra città, di Modena e di Bologna, dove sarebbe stato piuttosto conosciuto. Sia la coppia indagata, sia il magistrato hanno nominato un consulente di parte: il bambino è stato sottoposto all’autopsia all’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio, esame dal quale è emerso che la morte è stata causata dal dissanguamento. Lo pseudomedico, una volta identificato, è stato raggiunto dall’informazione di garanzia a Modena, che ha certificato la sua iscrizione nel registro degli indagati.
I genitori, assistiti dall’avvocato Giuseppe Caldarola, hanno chiesto di essere interrogati per spiegare la loro versione dei fatti. Si sentono vittime, soprattutto. Intanto la famiglia ha deciso di collaborare con la questura e, attraverso le conoscenze della comunità ghanese - tra passaparola e confidenze - si sta cercando di capire se altre coppie si siano rivolte a lui per la circoncisione del figlio, anche senza che ci siano state conseguenze estreme come la morte, ma per ricostruire quanti possano avergli commissionato operazioni chirurgiche sui propri figli. Interventi che, anche se conclusi senza complicazioni o esiti nefasti, sarebbero stati comunque illegali e sulle quali avrebbe lucrato, a rischio della vita dei bambini.