ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Morti nel rogo in via Turri: "Due omicidi, nessun colpevole. Non archiviate questo caso"

L’appello dei familiari dei coniugi che persero la vita nell’incendio del 9 dicembre 2018 "La nostra esistenza è stata sconvolta dal dolore e dai pensieri, abbiamo fiducia nella giustizia" .

Morti nel rogo in via Turri: "Due omicidi, nessun colpevole. Non archiviate questo caso"

"Due omicidi sono ancora senza un colpevole". Fa trapelare tutto il dolore e la rabbia, che ardono ancora più delle fiamme che sei anni fa uccisero i suoi genitori. Aymane Bahik, oggi 22enne, è il figlio più piccolo della coppia che, il 9 dicembre 2018, morì intossicata dal monossido che si sprigionò nell’incendio delle cantine del condominio in via Turri 33.

In quella terribile sera morirono il padre Mohamed Bahik, di 57 anni, e la madre Malika Outach, di 55. L’uomo dapprima fece uscire i due figli, Aymane e il maggiore Kamal, oggi 26enne, e cercò di proteggere la moglie che era malata. All’indomani della tragedia, Siham Bahik, la sorella del 57enne, raccontò che Mohamed "morì da eroe".

Ieri i parenti, insieme alla madre del 57enne, Fatna Zahar, erano in tribunale per opporsi alla richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Maria Rita Pantani: una domanda che lei ha formulato davanti al giudice Silvia Guareschi pur non condividendola, sostenendo di non poter fare diversamente.

In passato il pm aveva chiesto di applicare una misura cautelare a un assicuratore, il 61enne Stefano Oliva, per omicidio preterintenzionale, sostenendo che il rogo avesse natura dolosa. Ma prima il gip, e poi il Riesame, bocciarono la domanda. Il pm allora scrisse che non vi furono "comportamenti negligenti ascrivibili ad altri, a maggior ragione all’amministratore condominiale", all’epoca Michele Matrone.

Gli avvocati dei familiari delle vittime, Giacomo Fornaciari e Zakaria Abouadib, si sono opposti: "Riteniamo che vi sia una responsabilità di Oliva nella morte dei coniugi, alla luce delle indagini molto accurate svolte dal pm Pantani: un aspetto che andrebbe approfondito – sostiene Fornaciari – tenendolo distinto dall’applicazione delle misure cautelari".

Diverge invece da quello della Procura l’orientamento su Matrone: "Secondo noi l’amministratore condominiale va indagato per responsabilità colposa: mancavano i dispositivi antincendio, cioè le porte tagliafuoco, gli estintori e gli allarmi. Inoltre sapeva che le cantine erano stipate di materiale, ma non fece nulla".

Secondo Fornaciari, "per un fatto così grave non può non esserci un colpevole". E insieme all’avvocato Abouabid rilancia l’appello della famiglia: "Confidiamo nella giustizia".

In aula ha preso la parola anche l’avvocato Oreste Carrozza, che assiste Oliva: "La richiesta del pm di archiviazione, avanzata dicendo che ci sono gravi indizi, è illogica. A carico del mio assistito non c’è alcun elemento. Nel frattempo lui ha perso il lavoro a causa di questa vicenda. Non ha mai temuto il peggio sulla responsabilità penale, ma la sua vita è stata stravolta".

I familiari combattono contro l’idea che il fascicolo sia chiuso: "Abbiamo fiducia nella giustizia italiana – afferma Siham, conosciuta anche come Sonia –. Non accettiamo che non vi sia un colpevole: vogliamo la verità".

Dopo la morte dei genitori, il figlio Kamal ha continuato a fare il magazziniere, mestiere che ha intrapreso anche Aymane dopo aver terminato gli studi. Vivono insieme alla nonna Fatna: "Il Comune ci ha aiutati dandoci una casa". Ma la loro esistenza "è sconvolta dal dolore e dai pensieri".