
"Morte di Uddin, le luci della bici erano accese"
Abbas Uddin era già spirato quando i soccorritori lo raggiunsero in quel campo gelato: aveva riportato un grave trauma cranico e, soprattutto, era riverso a faccia in giù nel fosso che costeggiava via Marconi. La sua bici rossa, sfasciata, era a pochi metri dal corpo. Lo ha raccontato ieri in tribunale, davanti al giudice Matteo Gambarati, la dottoressa del 118 (testimone del pm Maria Rita Pantani) che la sera del 13 febbraio 2021 constatò il decesso dell’immigrato bengalese di 45 anni. Sul teatro dell’incidente mortale mancava l’investitore: il 34enne Nicola Ferrante, oggi sotto processo per omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga del conducente. Ferrante venne individuato e rintracciato qualche giorno dopo dai carabinieri a Sant’Ilario. Dichiarò di aver pensato di aver investito un grosso animale - era buio, non si sentivano grida - e di essersi allontanato perché il veicolo era privo di assicurazione. Quando poi lesse della morte di Uddin e che si cercava un pirata, tacque per paura. Dopo il medico è stata ascoltata, sempre teste del pm, una parrucchiera di Castelnovo Sotto che lavora a Sant’Ilario. E c’è stato un colpo di scena. "È stata un’udienza positiva per Ferrante – commenta l’avvocato difensore Nino Giordano Ruffini –. La signora ha detto che rincasando aveva incrociato Abbas sul cavalcavia dell’A1: era privo di luci e non indossava il giubbotto catarifrangente. Le fu difficile superarlo perché procedeva fuori dalla pista ciclabile, sulla carreggiata. Non solo: dalle parole del medico si evince che, essendo stato Abbas con il volto nell’acqua, non poteva chiedere aiuto e, nel buio, Ferrante non si accorse della persona nel campo. Nel rispetto e nella pietà per la vittima, sono fiducioso per l’esito del processo e che non verrà condannato un innocente". Di opinione diversa il legale di parte civile, avvocato Domenico Intagliata, che sottolinea come la polizia giudiziaria abbia depositato nel fascicolo dibattimentale le riprese di telecamere di videosorveglianza di una farmacia, una tabaccheria e un’abitazione davanti alle quali Abbas transitò poco prima di morire: le luci della bici erano accese. L’udienza è stata rinviata al 23 febbraio 2024, per la discussione. L’avvocato Intagliata ha una procura speciale da parte della moglie, dei tre figli e dei due fratelli della vittima, che vivono in Bangladesh in povere condizioni. È stato autorizzato a chiamare in causa la compagnia Unipol Sai (referente del Fondo vittime della strada della Regione Emilia-Romagna), che nei casi di incidenti ad opera di veicoli non assicurati, è delegata a risarcire le vittime (o i parenti).