Sono emersi "profili da segnalare alla Dda di Bologna". Ed è stato individuato un possibile collegamento, che dovrà essere eventualmente riscontrato in ambito giudiziario, con le vicende del processo ‘Grimilde’, incentrato sulla ‘ndrangheta di Brescello.
Lo ha reso noto Gianluca Vinci, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, l’ex capo della comunicazione di Mps morto dopo essere precipitato dal palazzo della banca a Siena. Durante un aggiornamento sui lavori dell’organismo, Vinci ha spiegato: "In questi mesi i commissari hanno potuto esaminare la documentazione e i consulenti nominati e i collaboratori, per quanto non secretato, hanno ristudiato tutto il materiale con una modalità il più simile possibile a quella delle indagini giudiziarie sui casi irrisolti", ha spiegato Vinci, ieri affiancato dalla brescellese Catia Silva.
Il deputato ha aggiunto che si è voluto "esaminare con cura e attenzione tutto quello che è stato fatto, e integrarlo con le nuove tecniche e materiale uscito anche a mezzo stampa". Quello che è emerso, ha continuato, "è che molto materiale raccolto dalla procura di Siena e in parte dalla commissione riguarda fatti direttamente ricollegabili alla criminalità organizzata di origine calabrese: i singoli fatti riportati di per sé potrebbero non rappresentare reati per la procura ordinaria, ma sicuramente potrebbero avere interesse per la Direzione distrettuale antimafia. Ad esempio nel 2019 il giornalista Nicola Borzi pubblicò sul proprio blog la corrispondenza del numero 4099009 digitata sul cellulare di Rossi la sera della morte – ha riferito Vinci –. Corrispondenza con il numero di un certificato di deposito ordinario a tasso fisso al portatore, con scadenza 31 agosto 2013, rilasciato dalla filiale di Viadana (Mantova) dalla banca popolare di Puglia e Basilicata. Tale elemento all’epoca dell’articolo trovava solo un riscontro sul fatto che Rossi si recava realmente a Viadana perché Mps sponsorizzava la squadra di rugby del paese, ma per stessa ammissione del giornalista all’epoca non si capiva quale rilevanza potesse avere quest’elemento".
Vinci parla di un possibile legame reggiano: "Ora sappiamo – osserva – grazie alla sentenza relativa all’inchiesta della Dda di Bologna ‘Grimilde’, con motivazioni depositate il 20 luglio 2023, che il tribunale riporta come proprio in quella filiale della banca di Viadana vi fosse già, quantomeno dal 2017, un conto corrente intestato a un altro soggetto, ma concretamente utilizzato da Salvatore Grande Aracri, soggetto ‘ndranghetista dell’omonimo clan con infiltrazioni in tutta l’Emilia Romagna e Bassa Lombardia". Il riferimento al presunto prestanome di Grande Aracri riguarda Pietro Passafaro (1995), la cui condanna a 2 anni, pena sospesa, per intestazione fittizia con aggravante mafiosa, è stata confermata in luglio nell’Appello di ‘Grimilde’, rito ordinario. Salvatore Grande Aracri, nel rito abbreviato, è stato riconosciuto responsabile di associazione mafiosa e condannato a 14 anni, 8 mesi e 20 giorni nel processo bis in Appello. Sul discorso bancario, Vinci rimarca: "Gli elementi emersi dall’intreccio dei dati oggi in possesso portano a ritenere che vi siano profili da poter esaminare, ma soprattutto da segnalare alla Dda – ha concluso –. Una delegazione della Commissione parlamentare interrogherà venerdì, in carcere, William Correa, un detenuto che in passato riferì di avere notizie sul caso".
al. cod.