ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Madre e bimba morirono sullo slittino: tragedia senza colpevoli

La piccola Emili e la madre Renata vittime di un incidente sulle piste di Renon. Il tribunale di Bolzano ha assolto il gestore dell’impianto Siegfred Wolfsgruber. .

Renata Dyakowska e Emili Formisano: le due vittime dell’incidente avvenuto a Renon

Renata Dyakowska e Emili Formisano: le due vittime dell’incidente avvenuto a Renon

Reggio Emilia, 21 luglio 2023 – Una tragedia che a oggi appare senza colpevoli. Siegfred Wolfsgruber, 76 anni, gestore dell’impianto sciistico del Corno del Renon, in Trentino, è stato assolto dall’accusa di omicidio colposo per le morti di una bambina e della madre, entrambe reggiane: all’esito del processo di primo grado con rito abbreviato, concluso ieri a Bolzano, il fatto, secondo il gup Elsa Vesco, "non sussiste".

Fu una doppia perdita che sconvolse la nostra città. Sulla neve, in provincia di Bolzano, il 4 gennaio 2019, la piccola Emili Formisano, 8 anni, perse la vita sul colpo, schiantandosi contro un albero a bordo dello slittino sul quale c’era anche la mamma Renata Dyakowska: la donna venne a mancare dopo quaranta giorni di ricovero. Al Renon madre e figlia imboccarono una pista ‘nera’, prioibita a chi usa lo slittino. Ma sull’assetto dell’impianto sciistico e sulla cartellonistica sorsero roventi polemiche, poi diventate anche argomento di una battaglia giudiziaria con diversi colpi di scena e anche cambiamenti dei magistrati titolari del fascicolo.

All’inizio la Procura aveva chiesto l’archiviazione; poi gli avvocati di parte civile Liborio Cataliotti e Silvia Zandaval - che rappresentano cinque parenti - si erano opposti e avevano chiesto una perizia, all’esito della quale il gip aveva rigettato la domanda del pm, e poi la Procura aveva spinto di nuovo per chiudere il fascicolo.

In fase di indagini preliminari, l’esperto nominato dal tribunale di Bolzano aveva rilevato presunte anomalie. Le due piste, quella percorribile e l’altra vietata, non erano state separate entro il primo centinaio di metri. E poi, aspetto che fece molto discutere, il divieto di imboccare la pista nera era indicato solo in tedesco - ma non in italiano - e il pittogramma era molto piccolo. Il perito segnalava anche la mancanza di una barriera di protezione. Le parti civili avevano in passato nominato un proprio consulente, che aveva rilevato irregolarità. Anche la difesa, affidata agli avvocati Paride D’Abbiero e Andreas Agethle, aveva promosso indagini difensive. In particolare in marzo, durante l’udienza preliminare, avevano depositato una perizia sull’incidente, in cui era stato approfondito un aspetto rilevato dallo stesso perito, cioè l’impossibilità che le vittime arrivassero da inizio a fine pista senza interruzioni. Nella scorsa udienza il pm Igor Secco ha chiesto per l’imputato una condanna di 4 mesi, pena sospesa, dando a sorpresa ragione alla difesa su un punto: cioè che non fosse necessario posizionare una barrieria protettiva in fondo alla pista dove madre e figlia fuoriuscirono, perché le norme prevedono che sia installata solo se vi sono ostacoli atipici. Il pm aveva però sostenuto la responsabilità per le presunte carenze della cartellonistica. Gli avvocati difensori hanno invece sostenuto che la legge prevede che si possa slittare solo dove lo indica, e che il pittogramma col divieto, e le parole in lingua teutonica, erano solo elementi aggiuntivi. Nell’imputazione per il gestore 76enne si indicava la cooperazione colposa, che era legata al comportamento della madre Renata. Un aspetto fondamentale, secondo la difesa, che ha imperniato l’arringa soprattutto sul fatto che il marito avvisò la donna sul pericolo di imboccare quella pista, come fu riportato anche da testimoni del Soccorso alpino: motivo per il quale anche lui, Ciro Formisano, inizialmente indagato, fu archiviato. "Dalle motivazioni capiremo se il giudice abbia ritenuto insussistenti le contestazioni sui cartelli e la pista, oppure se abbia escluso il nesso causale con le morti. Esprimiamo intanto soddisfazione - dichiara l’avvocato D’Abbiero - per l’esito di una lunga e complessa vicenda processuale".