
Morì nel crollo di un tetto. Sei indagati dalla procura: "Norme non rispettate"
L’11 maggio del 2022 a Barcola di Lerici (La Spezia) moriva tragicamente Beniamino De Masi, muratore di 51 anni nativo di Napoli ma residente da tempo a Montecchio in provincia di Reggio Emilia. Stava demolendo un rustico ed era rimasto schiacciato dal tetto che gli era franato addosso all’improvviso. Lavorava regolarmente per conto di una ditta di Parma, che operava in sub appalto. L’incidente era avvenuto mentre veniva demolito il secondo piano del rudere. De Masi è morto sul colpo. Il suo corpo era stato estratto dai vigili del fuoco, intervenuti con una gru per sollevare le macerie.
Il pubblico ministero Alessandra Conforti ha chiuso le indagini e indagato sei persone per la violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, il coordinamento del cantiere che sarebbe risultato carente e le omissioni in serie in merito ad adempimenti previsti dalla legge. Le accuse sono state formalizzate nei confronti di Gian Piero Gola, proprietario dell’immobile e responsabile dei lavori di demolizione, Lorenzo Fumanti direttore dei lavori e progettista, Marco Godani coordinatore della sicurezza in fase di progettazione, Vincenzo Russo amministratore unico della società che aveva preso il lavoro, Roberto Bencivenga amministratore unico della ditta subappaltatrice e Antonio Martorana dirigente di fatto della stessa società subappaltatrice.
A tutti e sei è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini e alcuni degli indagati hanno già chiesto di essere ascoltati dal pubblico ministero, cosa che avverrà nei prossimi giorni, per indurlo a riconsiderare le contestazioni. Ciascuno degli indagati deve rispondere di omicidio colposo, in relazione alle rispettive mansioni e competenze. Sono invece state archiviate dallo stesso pubblico ministero altre due posizioni.
L’elemento più importante tra quelli in possesso dei carabinieri che hanno condotto le indagini è un video realizzato da un abitante del luogo. Mostra il cantiere poco prima della tragedia. Si sente anche un commento in sottofondo: "Se lavorano così si fanno male....". Le immagini sono state consegnate ai militari dell’Arma dallo stesso testimone oculare.
I carabinieri contestano il modo in cui sono stati svolti i lavori. Secondo la tesi dell’accusa, il datore di lavoro della vittima Roberto Bencivenga avrebbe omesso di "verificare che la demolizione del fabbricato avvenisse meccanicamente e non manualmente, omettendo anche di assicurare la conformità dei lavori al programma contenuto nel piano operativo della sicurezza".
Massimo Benedetti