
"Mio padre mi maltrattava". Ma viene assolto
Lei, protetta dal paravento, aveva raccontato in aula di aver subito vessazioni psicologiche e anche fisiche dal padre. Ma l’incubo lo avrebbe vissuto lui, un uomo che è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti "perché il fatto non sussiste". La sentenza è stata emessa dal collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti: alla fine dell’istruttoria dibattimentale, la richiesta di assoluzione è stata formulata non solo dall’avvocato difensore Nino Giordano Ruffini (foto), ma anche dal pm Valentina Salvi. Al vaglio c’era la storia di un’adolescente che sosteneva di essere vittima del padre quando aveva 15-16 anni: le condotte sarebbero avvenute, tra la primavera del 2020 e il maggio del 2021, in una famiglia in apparenza ‘normale’, senza problemi di soldi, che abita nel distretto ceramico. "Lui mi aveva chiamata ‘cicciolina’. Era contrario a tutte le mie frequentazioni, tra cui quella del mio fidanzato – aveva detto –. Era preoccupato del fatto che io passassi come la prostituta del paese. E cercava di screditarmi". Lei aveva sostenuto che lui l’avrebbe chiusa in camera per intere giornate. E colpita con calci, pugni e schiaffi, causando pure a lei una temporanea perdita dell’udito. Le avrebbe tolto il telefono per tre mesi e impedito l’accesso alle chat su whatsapp. Finché un giorno lei, esausta, chiamò il Telefono azzurro. Furono attivati i servizi sociali, che ottennero dal tribunale dei Minori il trasferimento della giovane in una comunità, soluzione che lei preferì al rientro in famiglia. Risultava affidata ai servizi, mentre padre e madre avevano mantenuto la responsabilità genitoriale. Ora lei abita in autonomia fuori provincia; nel processo si è costituita parte civile affidandosi all’avvocato Cecilia Soliani. Il padre è assistito dall’avvocato Nino Giordano Ruffini. Era stato allontanato da casa, mentre la moglie è nel frattempo deceduta, sostiene il legale, "in conseguenza del dolore". Per il difensore, "l’assoluzione perché il fatto non sussiste rende giustizia al mio assistito, ma con un grave prezzo pagato in termini esistenziali. Abbiamo dimostrato l’infondatezza della tesi iniziale di accusa, smontandola punto su punto. Restano le gravi conseguenze umane da lui subite". al. cod.