"Mi obbligavano alle regole dell’Islam". Denuncia i genitori, poi fa pace: coppia assolta

Una giovane tunisina denuncia i genitori per maltrattamenti, ma ritira la querela e si riappacifica con loro. Assolti i genitori per mancanza di prove.

"Mi obbligavano alle regole dell’Islam". Denuncia i genitori, poi fa pace: coppia assolta

"Mi obbligavano alle regole dell’Islam". Denuncia i genitori, poi fa pace: coppia assolta

Lei, una giovane oggi 22enne, di origine tunisina, scappò di casa e nell’agosto 2021 denunciò i genitori, per poi costruirsi un’altra vita: a suo dire, voleva seguire uno stile di vita occidentale, senza sottostare alle loro regole e alle vessazioni. Il padre 63enne e la madre 58enne sono finiti a processo per maltrattamenti alla figlia, avvenuti tra Reggio e Albinea, accusa dalla quale ieri sono stati assolti dal collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti, a latere Silvia Semprini e Giovanni Ghini, "perché il fatto non sussiste". Ieri l’avvocato Gianluca Tirelli, che tutela la 22enne, ha ritirato la querela e la costituzione di parte civile: "La mia assistita ha avuto modo di parlare e di chiarirsi con i genitori. Adesso, pur vivendo lei da sola, ha ripreso a frequentarli. Si sono riappacificati", racconta Tirelli. Nel maggio 2023 la giovane aveva raccontato di aver subito condotte pesanti. Dieci anni di botte dal padre, anche con cinture e bastoni; la madre sarebbe intervenuta solo nei casi più gravi.

"Mi obbligavano a seguire l’Islam anche se non volevo", aveva raccontato. E poi aveva accennato al no per gli abiti troppo succinti e per gli incontri con i maschi. Fino alla decisione di andarsene nell’ottobre ’20, vivendo in diverse abitazioni, periodo in cui il padre l’avrebbe minacciata al telefono di gettarle acido. Ieri il pm Denise Panoutsopoulos, che ha ereditato l’inchiesta dal collega Marco Marano, ha chiesto per il padre 2 anni di condanna con le attenuanti generiche; per la madre, invece, l’assoluzione, sostenendo che lei interveniva per interrompere le interazioni tra padre e figlia e a sua volta poteva essere stata vessata.

I genitori sono assistiti dall’avvocato Domenico Noris Bucchi, ieri sostituito durante l’arringa dal collega avvocato Leonardo Teggi: "L’Islam non c’entra nulla in questa vicenda. Si tratta semplicemente di un’educazione severa che si concretizza nell’insegnamento, se vogliamo anche severo per i nostri tempi, dei genitori alla figlia. Né più né meno di ciò che può accadere in una famiglia cristiana", ha sostenuto la difesa chiedendo l’assoluzione di entrambi. Per poi rimarcare che mancava la prova dei maltrattamenti "che si dovrebbe ricavare dalla deposizione della figlia che può aver percepito in modo distorto i fatti e che, peraltro, si è recentemente riavvicinata ai genitori".

Alessandra Codeluppi