REDAZIONE REGGIO EMILIA

"Mi disse che rientrava" Bartoli registrò Abbas

Ieri la testimonianza del titolare dell’azienda agricola di Novellara

Quando il titolare dell’azienda agricola di Novellara chiamò Shabbar Abbas, il 14 maggio 2021, per sollecitarlo a tornare dal Pakistan - dove lui era volato dal primo giorno del mese con la moglie Nazia Shaheen -, e a riprendere il lavoro in campagna, il padre di Saman rassicurò che sarebbe rientrato entro pochi giorni. Ivan Bartoli lo incalzò: "I carabinieri vogliono sapere dov’è Saman. Tu lo sai dov’è? Basta che le mandi un messaggio". Abbas disse che la figlia lo chamava tutti i giorni. Il titolare lo incalzò a dargli il numero della ragazza, così da inviarlo ai carabinieri. Il padre ribattè che si sentivano su Instagram. È il contenuto di una telefonata ascoltata in tribunale ieri pomeriggio, e che fu registrata dallo stesso Bartoli. Il titolare chiese al padre di Saman di sollecitare il ritorno anche degli altri "ragazzi" che si erano allontanati da casa. Shabbar disse di averlo domandato ripetutamente e parlò della loro paura, riferendola all’intervento dei carabinieri. Bartoli, sentito ieri come testimone, ha anche definito Abbas come un lavoratore "molto affidabile", "un leader" che negli anni "era diventato il punto di riferimento per gli altri ragazzi che entravano in azienda": "Sembrava integrato, aveva portato qua la sua famiglia". Un atteggiamento che cambiò negli ultimi due anni, "dopo che Saman si allontanò da casa per andare in Belgio", fatto che lo provò e dopo il quale si rivelò meno affidabile. Ha poi riferito che Shabbar lavorò sempre, "tranne l’ultima settimana dell’aprile 2021": "Disse che aveva mal di schiena perché era scivolato. Io però indagai, mi riferirono che era una bufala. Venivano i tre ragazzi, ma lui no". Sulla sera del 29 aprile 2021, quando zio e cugini sono stati videoregistrati con pale e altri arnesi, secondo la Procura per andare a scavare la fossa dove poi fu sepolta Saman, Bartoli ha detto: "Non ricordo bene, ma quel giorno potrei aver dato a Shabbar, a lui e non agli altri, l’ordine di andare a controllare i tombini dopo un acquazzone. Ma per fare quel lavoro non abbiamo mai usato il piede di porco o il telo azzurro (ripresi in mano agli imputati, ndr). E a quell’ora, cioè dopo le 18.30, non ho mai mandato nessuno a fare interventi in campagna. E poi loro non segnarono ore di lavoro che dovevano essere retribuite". Ha anche rilevato la stranezza: i tre ragazzi non si erano mai assentati dal lavoro senza avvisare. Dal controesame delle difese, è emerso che la deposizione del teste divergeva in parte da alcuni elementi acquisiti. In particolare l’avvocato Luigi Scarcella, che assiste Nomanulhaq Nomanulhaq, ha fatto emergere come alcune presunte anomalie rimarcate dalla Procura possano trovare a suo dire una spiegazione alternativa. Il legale ha infatti evidenziato che intorno alle 18 Bartoli fece otto chiamate agli imputati e che era piovuto solo dopo le 14.30, come a dire che era plausibile che quel giorno i tre giovani fossero usciti in campagna nel tardo pomeriggio e che non era una stranezza. Per l’udienza di ieri erano stati convocati anche il fratellastro di Shabbar e un cugino, non indagati, di Saman Abbas: per uno il pm ha parlato di "vane ricerche", mentre l’altro, che ancora lavora nell’azienda Bartoli, è stato rimandato alla prossima udienza. al.cod.