NICOLA BONAFINI
Cronaca

Maxi frode, 22 arresti

Gli indagati in tutta Italia sono 201. Beni sequestrati per 24 milioni

di Nicola Bonafini

Un’intensa notte di lavoro, che si è protratta per larga parte della giornata. Un’indagine definita ‘pionieristica’ che ha visto coinvolti ben 250 agenti della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. E’ l’operazione ‘Billions’. Quella che trova riscontro in più di 300 pagine di capi di imputazione contenuti nell’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio, Luca Ramponi, che ha messo ‘nero su bianco’ il lavoro di indagine portato avanti dalle forze dell’ordine con il coordinamento della Procura della Repubblica. I capi di imputazione sono quelli di frode fiscale, bancarotta, riciclaggio e autoriciclaggio. Il bilancio, al momento in cui scriviamo, è di 51 misure cautelari personali, di cui 22 detentive (5 in carcere, e 17 agli arresti domiciliari); mentre le restanti riguardano prevalentemente, obblighi di dimora e di firma in alcuni casi, o interdittive a vario titolo. A queste si aggiungono i provvedimenti che vanno a colpire il patrimonio con 106 misure cautelari reali, dove i sequestri di beni la fanno da padrone, per un valore complessivo di 23 milioni e 900 mila euro.

I numeri non si fermano a questi, perché gli indagati sono 201, 92 i ‘bersagli’ sottoposti ad intercettazione, durante un’indagine durata oltre un anno. Quello che Polizia e Fiamme Gialle sono riuscite a sgominare è una struttura criminale, complessa, verticistica, estremamente ben strutturata, che ha visto Reggio Emilia, l’epicentro di un’attività capillare volta a frodare il fisco in ben 14 regioni diverse: "La vera vittima di questa vicenda", come ha più volte sottolineato il Comandante Provicinale della Guardia di Finanza, il Colonnello Edoardo Moro. Un’organizzazione composta da 49 persone suddivise in 10 cellule, da calabresi, una operante nel mantovano. Una struttura verticistica, come detto, che poteva contare su società di comodo (così dette ‘cartiere’) per la emissione di fatture per operazioni del tutto inesistenti. Ad un livello ancora più basso i ‘prelevatori’ di denaro dai bancomat ma che fungevano da veri e propri procacciatori di soggetti interessati ad ottenere servizi finanziari illegali. All’ultimo livello – quello da cui sono partite le indagini, ‘risalendo’ poi sino ai vertici – vi erano i ‘prestanome’ titolari delle ‘cartiere’. Delle scatole vuote, senza alcuna struttura societaria, ma che fungevano da ‘service’ per produrre delle fatture false. L’analisi dei flussi, ha portato a quantificare una movimentazione di denaro di oltre 240 milioni, dei quali 50 milioni in prelievi di denaro contante. Il giro delle false fatturazioni ammonta a 80 milioni, mentre l’ammontare dell’evasione è di 24 milioni. Per non contare i 267.000 euro in contanti sequestrati durante le perquisizioni: "L’enorme disponibilità economica dell’organizzazione, anche in contanti - ha sottolineato il Procuratore Mescolini - è qualcosa che non abbiamo riscontrato in passato. Questo aspetto ci dice due cose: la prima che erano tranquillissimi, nel senso che non si aspettavano di essere colpiti così duramente dalla nostra attività; la seconda è che erano assolutamente pronti a usarlo senza remore". Infine, è stata rinvenuta anche una pistola con matricola abrasa e munizioni di piccolo calibro.