SETTIMO BAISI
Cronaca

Massacrato a bastonate, il fratello: “Compassione pure per l’altra famiglia”

Renzo Daveti sulla morte di Stefano dopo l’accusa di omicidio volontario per padre e figlio, vicini di casa del 63enne: “Nulla però me lo restituirà”

Una delle installazioni artistiche del 63enne; nel tondo Stefano Daveti, ucciso a sprangate in casa sua a Morsiano

Una delle installazioni artistiche del 63enne; nel tondo Stefano Daveti, ucciso a sprangate in casa sua a Morsiano

Reggio Emilia, 30 giugno 2024 – “L’accusa di ‘omicidio volontario in concorso’ va bene, anzi, mi dispiace per la loro famiglia, ma non mi restituisce mio fratello massacrato di botte nella propria abitazione, dove si era ritirato”.

A dirlo, a mezza voce, distrutto dal dolore, è Renzo Daveti, fratello del 63enne Stefano, massacrato a sprangate il 21 giugno e morto lunedì scorso all’ospedale di Parma. Indagati per omicidio volontario padre e figlio, vicini di casa di Stefano. “Francamente non capisco come il padre non abbia fermato suo figlio, che avrebbe rincorso in casa mio fratello inerme, colpendolo con una spranga di ferro e lasciandolo sanguinante a terra. Se avessero chiamato subito il 118, forse Stefano poteva cavarsela, nonostante le diverse ferite del pestaggio. Qualsiasi considerazione oggi non serve a nulla, la realtà è che Stefano è stato barbaramente ucciso in un luogo di serenità che lui aveva scelto per i suoi progetti artistici lontano dallo stress delle città”.

Nei giorni scorsi Renzo Daveti era stato convocato dai carabinieri di Castelnovo per altre informazioni sul fratello, ritenute utili all’indagine. “In quell’occasione sono passato anche dalla biblioteca comunale di Castelnovo Monti – aggiunge Renzo –, dove Stefano andava spesso con mezzi pubblici perché gli piacevano i libri e lì trovava tutto quello che cercava. Era diventato amico del bibliotecario, mi ha parlato molto bene di mio fratello. Anche Linda della biblioteca era sua amica ed è rimasta sconvolta per quanto gli è accaduto. Parlavano di tante cose e mi ha detto che Stefano era, ‘una persona piacevole che amava parlare anche di trekking’, amava soprattutto il paesaggio dell’Appennino Reggiano. Del resto abbiamo trascorso la nostra infanzia sull’Appennino, i nostri genitori avevano una casa a Cerreto Alpi e d’estate eravamo sempre in questi luoghi, andavamo dal Passo del Cerreto a Castelnovo. Luoghi molto familiari anche a mio fratello, che conosceva anche persone di Reggio”.

Prova un dolore devastante oggi Renzo per la morte del fratello, però nel suo animo trova spazio anche un sentimento di compassione per coloro che sono accusati dalla procura di averlo ammazzato. “Penso al dolore delle loro famiglie, alle conseguenze. Anche la gente di Villa Minozzo, che conosceva Stefano, è rimasta scioccata. In fondo lui viveva la vita di artista a modo suo, non faceva male a nessuno. Faremo un funerale laico a Villa Minozzo appena ci verrà dato il nulla osta dalla magistratura, martedì ci sarà l’autopsia e dopo Stefano sarà ‘nuovamente liberato’”.