ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Blitz fascisti, consigliere indagato

Negri di Reggiolo. Il sindaco: «Atto grave: se ne parlerà in consiglio»

Il consigliere comunale di Reggiolo Manuel Negri

Reggiolo (Reggio Emilia), 23 dicembre 2015 - C’È ANCHE il consigliere comunale di Reggiolo Manuel Negri tra i sei indagati per i blitz neofascisti contro la Caritas e il Pd risalenti al 25 novembre.: sagome e volantini rivendicati dall’associazione di estrema destra Veneto Fronte skin. Al centro delle azioni lo ius soli, la ‘falsa carità’ e la Resistenza. Su di loro, perquisiti dalla Digos, pende l’accusa di minacce gravi. Intanto il sindaco di Reggiolo Roberto dopo aver appreso i fatti, ha convocato d’urgenza il gruppo di maggioranza per discutere del fatto. «Atti e dichiarazioni come quelle di Negri – ha commentato Angeli – sono gravissimi e inconcepibili per un consigliere comunale. Questi sono gesti contro la Costituzione e contro la democrazia che lasciano senza parole: non c’è confronto, ma attacco e apologia del fascismo. Le dichiarazioni rilasciate pubblicamente da Negri sono imbarazzanti e, soprattutto, pericolose. Tutto questo sarà al centro del prossimo consiglio comunale».

Negri, è vero che lei è indagato?

«Sì. Sono stato sentito dalla Digos quindici giorni fa, prima ancora che venissero perquisite e interrogate altre cinque persone».

Quali accuse le vengono mosse?

«Minacce e sostegno morale. Un’accusa, quest’ultima, per la quale anche il mio legale, Luca Tadolini, si è messo a ridere. Le minacce si riferiscono al fatto che alcuni volantini raffigurano un epigrafe: sarà di cattivo gusto, ma non credo si possa ravvisare tale accusa ».

Come replica a queste accuse?

«Io sono un dirigente a livello italiano e referente provinciale di Progetto nazionale e coordinatore reggiano di ‘Fare’, il movimento che fa capo al sindaco di Verona Flavio Tosi. Sui fatti di Reggio e Correggio, non ho partecipato materialmente all’azione».

C’è un secondo episodio che le viene contestato, ovvero gli striscioni alla Dimora d’Abramo e in via Makallè.

«La magistratura ha voluto fare di tutto un calderone. Comunque quest’ultimo fatto l’ho rivendicato io. Non è nel nostro stile fare azioni anonime».

Non si sente in imbarazzo?

«Il Veneto Fronte skin è un movimento giovanile che usa toni forti per denunciare problemi di tipo sociale che riguardano tutto il Paese. Le motivazioni possono essere condivise o no, ma fa parte della dialettica politica. Comunque sono state appoggiate sagome e volantini: non si può parlare di imbrattamento».

Questi movimenti sono di estrema destra, spesso vicini per toni e idee al fascismo. E spesso, per difenderli, ripescano ’le buone idee’ in ambito sociale del periodo mussoliniano. Lei vi si rispecchia?

«Progetto nazionale è a metà tra associaizone e lavoratorio politico, nato da una costola di Msi e Fiamma Tricolore. Ora c’è anche un accordo con Tosi. Comunque se difendere l’identità nazionale e la propria comunità è essere fascista, allora sì, io sono fascista».

Intende dimettersi dal consiglio comunale?

«Al momento no. Ho cominciato a fare attività politica a 15 anni e le mie idee le conoscono tutti da sempre: alle ultime elezioni ho preso l’11%, i voti di 700 cittadini. Ho portato avanti battaglie per la ricostruzione dopo il sisma e i lavoratori della Cmr. E talvolta ho votato con la maggioranza, perché bisogna essere concreti».