di Alessandra Codeluppi
Un rapporto di coppia tormentato, in cui si alternavano segnalazioni alle forze dell’ordine da parte della donna e riappacificazioni. Lei ha sporto diverse denunce per maltrattamenti verso il convivente, un 30enne originario dell’Albania e naturalizzato italiano, artigiano, ma poi tornavano sotto lo stesso tetto.
A seguito delle ripetute segnalazioni, il pubblico ministero Maria Rita Pantani ha ottenuto dal giudice Andrea Rat l’applicazione di una misura cautelare, cioè il divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico, disposto dal giudice venerdì. Ma poche ore dopo, nella mattina di sabato, il 30enne è stato arrestato dalla polizia di Stato perché trovato a casa della donna, nella zona del Campo di Marte.
Gli agenti sono accorsi su segnalazione della donna, che aveva visto la macchina dell’ex vicino all’abitazione. Dopo due notti trascorse in cella di sicurezza, il giovane, accusato di violazione del divieto di avvicinamento, è comparso ieri davanti al giudice Luigi Tirone per la direttissima.
Difeso dall’avvocato Marco Dallari, il 30enne, incensurato, ha sostenuto di essere in buona fede: a suo dire, aveva verificato che la donna fosse fuori dall’abitazione, contattando la madre. Ha detto che era andato a ritirare oggetti personali, ma non aveva capito che doveva essere accompagnato dai poliziotti; e ha riferito che voleva capire come sarebbero stati gestiti i figli. Nelle denunce, l’ultima sporta in settembre, la donna aveva parlato di aggressioni verbali ma talvolta anche fisiche che le avevano provocato lesioni con conseguenze per qualche giorno, e di minacce: ad accendere la conflittualità, la gestione dei figli e dei guadagni del compagno, ma poi i due tornavano insieme.
Ieri il pm Pantani ha chiesto la custodia cautelare in carcere. L’avvocato difensore Marco Dallari ha domandato la remissione in libertà e, in subordine, l’obbligo di firma o i domiciliari. È stato rimarcato che solo pochi giorni prima i due si erano scambiati messaggi in cui si chiamavano "amore" a vicenda. Il giudice Tirone ha disposto l’obbligo di firma quotidiano, motivando con il fatto che, dopo le denunce, comunque lei lo aveva riaccolto e la relazione era continuata. L’avvocato Dallari commenta: "Le forze dell’ordine hanno reagito in modo giustamente tempestivo. Ma poi abbiamo dimostrato che non c’era pericolosità: la situazione va analizzata anche alla luce dei comportamenti contraddittori tenuti della parte offesa".