Reggio Emilia, 12 giugno 2024 – Nazia Shaheen, la madre di Saman Abbas, la giovane pakistana uccisa a Novellara il primo maggio 2021, ha dato parere favorevole all'estradizione. È quanto trapela dall'udienza che è stata celebrata stamattina in Pakistan, incentrata proprio sulla sua consegna all'Italia. La donna, 51 anni, è stata condannata in primo grado dalla Corte d'Assise all'ergastolo per l'omicidio, così come il marito Shabbar Abbas. Per l'uccisione, e anche l'occultamento del cadavere, lo zio della ragazza, Danish Hasnain, ha avuto una pena di 14 anni.
La donna era stata arrestata giovedì 30 maggio alle 23, ora pakistana, nella zona di Kharian, in un villaggio al confine con il Kashmir, dov'era ospite a casa di parenti: l'Interpol aveva eseguito la red notice in collaborazione con la polizia pakistana e i carabinieri reggiani che hanno investigato sul caso, coordinati dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci. Visto l'ok dato immediatamente dalla donna, si presuppone che il suo arrivo in Italia avrà tempi rapidi, diversamente da quanto accaduto con il marito Shabbar. L'avvocato difensore della donna, Simone Servillo, aveva chiesto per Shaheen l'assoluzione e di recente ha dichiarato che, in vista dell'Appello, lui "è ancora più determinato di prima ad affermare la sua innocenza".
Nuovo avvocato per Shabbar Abbas
Intanto, c'è un cambio nel pool dei difensori che assistono gli imputati per l'omicidio di Saman. Ad assistere il padre Shabbar Abbas, condannato in primo grado all'ergastolo così come la madre Nazia Shaheen - per lo zio Danish Hasnain la pena è stata di 14 anni - è ora un avvocato di Torino, Sheila Foti, a cui la dichiarazione di nomina è pervenuta il 4 giugno.
"Abbas aveva revocato l'incarico all'avvocato Simone Servillo", che tutela tuttora la moglie. "Sono rimasta con l'avvocato Enrico Della Capanna, che ha poi dismesso il mandato in segno di solidarietà con il collega". I due legali, prosegue Foti, "mi hanno poi inviato con grande gentilezza tutti gli atti. Ora, insieme a un altro collega del mio studio, sto lavorando sul ricorso in Appello". Il nuovo avvocato, che ha fatto visita ad Abbas giovedì scorso in carcere e lo ha ascoltato attraverso videocolloqui, riferisce le parole da lei raccolte e la propria impressione: "Abbas ha ribadito la sua innocenza - riferisce il legale -. Posso dire che mi è sembrato sincero". Ora l'avvocato Foti sta cercando di entrare nelle pieghe di una vicenda giudiziaria complessa, dedicando al caso insieme ai legali del suo studio anche i sabati e le domeniche: "Si tratta di un processo indiziario. Sono partita dalla lettura della sentenza di primo grado: è emersa una ricostruzione diversa da quella fatta dalla pubblica accusa, e che è giunta comunque a riconoscere la responsabilità penale. Poi sto man mano leggendo anche gli altri atti. Non penso - dichiara il nuovo difensore - che ci siano prove così schiaccianti a sostegno della colpevolezza. Anche le intercettazioni sono ambigue". Oggi è intanto fissata in Pakistan la prima udienza per l'estrazione a carico della moglie Nazia, dopo l'arresto avvenuto il 30 maggio alle 23 (ora locale) a Kharian, località ai confini col Kashmir dove lei si trovava a casa di parenti.