ll miraggio dello stipendio: "La paga? Ti do 100 euro"

I colloqui di lavoro nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere

ll miraggio dello stipendio: "La paga? Ti do 100 euro"

I colloqui di lavoro nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere

"Ma cosa vuoi? Quanto hai lavorato? Ti do 100 euro e siamo a posto". Sarebbe stata questa la paga corrisposta a una delle badanti dell’agenzia Cop Assistenza, partita però con la promessa di ben altro trattamento economico… e umano. La frase citata viene riportata nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa ieri a carico di tre persone, un uomo e due donne, arrestati per truffa e sfruttamento del lavoro. La loro rete si allargava su Reggio, Bologna, Modena, Ferrara, Parma e Firenze con un modus operandi identico. Una dei tre, Hakima El Abbi (marocchina di 45 anni, residente a Cavriago) aveva il compito di monitorare l’attività online di annunci di lavoro: lì venivano trovate le donne che poi si trovavano costrette a lavorare senza sosta, senza il compenso pattuito e senza un contratto. Una badante, non vedendosi corrispondere quanto dovuto, si è sentita rispondere da una degli arrestati che "non poteva darle i soldi tutti insieme, altrimenti non avrebbe saputo come dichiararli". I colloqui, si legge sempre nell’ordinanza, avvenivano per lo più al bar o in piazza. Da lì poi si andava quasi sempre dritti verso la casa del cliente, truffato a sua insaputa e indotto a pagare in anticipo, anche con pacchetti trimestrali da migliaia di euro. Nel caso che ha poi portato alla denuncia della famiglia e all’inizio delle indagini, la badante ha dichiarato di aver chiesto più volte di firmare il contratto ma poi, con una scusa o con un’altra, Giuseppa De Falco (classe 1967, originaria di Caserta e residente a Ferrara) evitava sempre la formalizzazione. Valeva per lei come per tutte: nessuna di loro ha mai visto una busta paga, pur avendola chiesta. La scelta dell’agenzia ricadeva quasi sempre su persone di origine straniera, sfruttando la loro poca conoscenza della lingua italiana; nei contratti esibiti da alcune di loro durante le indagini non figuravano la data, le ore di lavoro né altri elementi che potessero rendere valido il documento. In diverse occasioni era la stessa agenzia a spostare le badanti da una casa all’altra, facendole rimanere con lo stesso cliente non più di tre o quattro giorni. In altre ancora, era la famiglia a contattare l’agenzia perché non soddisfatta del servizio: quasi nessuna delle donne reclutate aveva già esperienze e, altrettanto spesso, al momento del reclamo l’agenzia si era già fatta di nebbia, lasciando i clienti con il conto corrente ben più leggero del dovuto.

g. b.