di Alessandra Codeluppi
Aveva fatto a pezzi l’albero di Natale in casa davanti ai figli minorenni che lo avevano allestito. Ed era anche accusato di aver vessato la moglie e di aver avuto una reazione aggressiva davanti ai carabinieri.
A quella famiglia di Scandiano la festa dell’Immacolata concezione nel 2019 riservò ore colme di tensioni, culminate nell’intervento dei carabinieri che arrestarono l’uomo, per il quale furono ipotizzati i reati di maltrattamenti e resistenza a pubblico ufficiale. Ma poi è emerso che i fatti avvenuti quella giornata, l’8 dicembre di cinque anni fa, nascevano anche da un contesto di difficoltà economica.
Secondo una prima ricostruzione, quando il padre, oggi 49enne, rientrò nell’abitazione, vide l’albero di Natale appena addobbato dai figli. La sua reazione, però, non fu certo quella attesa, di gioia: a quanto pare, dopo aver bevuto troppo, prese l’abete e lo buttò a terra.
La moglie avrebbe reagito lamentandosi per quell’azione così distruttiva e lui avrebbe risposto con offese, minacce, spintoni e schiaffi davanti ai figli. A quel punto la donna chiamò i carabinieri di Scandiano, ai quali lui avrebbe cercato di impedire l’ingresso in casa, strattonandoli e calciandoli. L’uomo fu quindi arrestato e poi fu inizialmente portato in carcere.
La donna aveva descritto ai carabinieri un anno difficile, contrassegnato da atti intimidatori e aggressivi da parte del marito soprattutto dopo che esagerava con l’alcol.
Ma poi, in fase di convalida dell’arresto, la moglie ritrattò le accuse e il giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi rimise il marito in libertà.
Il suo gesto sarebbe stato dettato dall’esperazione per le precarie condizioni della famiglia: "Lui era stato licenziato e la moglie non lavorava. L’uomo, vedendo in casa l’albero di Natale, lo distrusse perché ai suoi occhi era una spesa voluttuaria che non potevano permettersi", racconta l’avvocato difensore Claudio Bassi.
Davanti al giudice Silvia Semprini, ieri il 49enne è stato processato e assolto per la condotta tenuta verso i carabinieri, poi inquadrata nel reato di oltraggio a pubblico ufficiale: il pm ha chiesto 4 mesi, la difesa ha domandato l’assoluzione e, in subordine, la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Per il giudice il 49enne "non ha commesso il fatto".