REDAZIONE REGGIO EMILIA

Il linguaggio segreto dei ladri arrestati a Reggio Emilia

Battisti (Mobile): "Il capo ha rimproverato un membro per aver rubato un salvadanaio, salvo cambiare idea quando ha scoperto l’ammontare della somma"

Il tatuaggio, sulla spalla di uno degli arrestati, con la stella a otto punte

Reggio Emilia, 10 febbraio 2021 - Un’organizzazione verticistica, altamente organizzata. Con una cupola, ossia un capo, chiamato il ‘ladrone’; un codice di comportamento ben definito, un linguaggio interno fatto di un gergo specifico, oltre ad una simbologia ben tratteggiata, che trae ‘ispirazione’ dalla mafia russa, e che trova il suo ‘brodo di cultura’ all’interno delle carceri dell’ex Unione Sovietica. E’ questo il mix che rende la banda di georgiani, smantellata per buona parte, nell’operazione ‘Kanonieri K’urdi’ (video) portata a termine dalla squadra Mobile di Reggio, con il coordinamento della procura reggiana, ed il supporto decisivo dell’Interpol, per quello che riguarda i mandati di cattura internazionali, estremamente interessante.

Il vertice. Il ‘Ladrone’ è un uomo sulla settantina. Ha il compito di dirimere frizioni e controversie all’interno del gruppo criminale: "E’ il depositario, si fa per dire, del codice di condotta dei sodali che operano sul campo – racconta Guglielmo Battisti, capo della Mobile di Reggio, in conferenza stampa -. E’ una figura riconosciuta da tutti, e che ha un suo peso nella quotidianità della banda".

"Esempi? Dalle intercettazioni, abbiamo rilevato un rimprovero fatto dal ‘Ladrone’ nei confronti di uno della banda per aver rubato un salvadanaio per bambini. Una cosa non contemplata dal codice". Che, tuttavia, non è scritto nella pietra: "Poi, però, quando il sodale gli ha detto la cifra presente all’interno, l’approccio del capo è cambiato diametralmente. In un’altra occasione, era avvenuto che due connazionali si fossero picchiati in Piazza della Vittoria. Il rimprovero scattò perché lo fecero davanti a delle telecamere, non certo per l’atto riprovevole".

Il gergo. Comprende più di 10.000 parole. Uno comune per tutti, ed uno specifico per i vari settori in cui operava la banda: "borsaioli, truffatori, malversatori, ricettatori di antiquariato, narcotrafficanti, taglieggiatori". "Era un modo per selezionare gli interlocutori, ma anche per tenere lontani altri connazionali. Per sigillare l’organizzazione, evitando di dare nell’occhio e mettendo ‘al sicuro’ chi non c’entrava nulla con loro".

I tatuaggi. Sui corpi di alcuni degli arrestati (uno a Genova, altri tre a Modena, oltre a svariati ordini di custodia in tutta Italia e all’estero) spiccavano quattro tatuaggi in varie parti del corpo raffiguranti stelle a otto punte. "Anch’esso fa parte di quella narrazione che si è sviluppata ai tempi dell’ex Unione Sovietica, dove, all’interno delle carceri russe, ci si tatuava quella stella, per definirsi parte dei così detti ‘Ladri di Legge’", aggiunge il Procuratore Capo, Marco Mescolini. All’interno del mondo criminale di matrice georgiana russofona, è una figura specializzata: in particolare un abile ladro che soddisfa determinate caratteristiche della tradizione criminale.

"Si tratta di un’organizzazione dedita sì ai furti, ma che se deve usare violenza non aveva scrupoli a farlo – aggiunge Battisti – come dimostrato in alcune occasioni. Dove Reggio Emilia è l’epicentro di tutto. Da qui si parte o si arriva. Oppure, in alcuni casi, ci si ferma e poi si riparte. Abbiamo eseguito arresti a Modena (3 persone), a Genova, a Ravenna, ed anche in altre province, ma a Reggio ci sono 33 appartamenti che hanno costituito la base operativa per la banda".

ni.bo.