L’industria reggiana mostra ancora segnali di frenata. Nel terzo trimestre dell’anno da poco concluso, infatti, l’attività produttiva ha registrato un calo del 14% e le esportazioni sono diminuite del 7,7%, mentre. Nello stesso tempo il livello del portafoglio ordini non solo si è confermato negativo, ma ha evidenziato un peggioramento. A fine settembre, infatti, le imprese che hanno dichiarato un peggioramento in questo campo sono state il 68,8% e solo il 6,3% ha segnalato un aumento.
Il peggioramento osservato ha riguardato in modo diffuso quasi tutti i principali comparti dell’industria reggiana: moda (-8,3%), gomma e materie plastiche (-9,5%), ceramica (-7%), prodotti in metallo (-9,3%), apparecchiatura elettriche (-9,1%), macchine ed apparecchiature meccaniche (-11,4%). Nel primo semestre l’export provinciale si è ridotto in misura più marcata verso il Regno Unito (-21,5%), Francia (-12,6%), Germania (-6,4%) e Cina (-17,3%). In terreno positivo solamente gli Usa (+3,3%) e la Turchia (+3,5%). Infine, rileva l’indagine congiunturale di Unindustria, da gennaio ad agosto il numero di ore di cassa integrazione autorizzate per gli addetti del comparto industriale sono state pari a circa 5,9 milioni, con un aumento del 135,5% rispetto all’analogo periodo del 2023. Nell’ambito delle tipologie d’intervento, l’incremento è stato determinato sia dalla richiesta per la Cig ordinaria (+169,8%), sia dalla Cig straordinaria (+102,6%).
Riguardo al forte incremento di richieste di ricorso alla Cassa Integrazione, va precisato che storicamente l’utilizzo effettivo delle ore autorizzate dall’Inps si è sempre rivelato inferiore al previsto. "A condizionare l’attività produttiva sono stati, in particolar modo, l’evoluzione negativa della domanda dei consumi e degli investimenti, nonché la frenata dell’export, storico punto di forza dell’industria provinciale", spiega il direttore generale di Unindustria Vanes Fontana. Secondo cui "non hanno aiutato i ritardi nell’emanazione dei provvedimenti attuativi del piano industria 5.0, che hanno obbligato le aziende a rinviare le scelte di investimento, in attesa di avere un quadro della regolamentazione chiaro e certo". Per Assoindustria anche le previsioni nel breve periodo non sono positive e "non vedono nei primi mesi del 2025 un significativo cambiamento". Questo andamento – conclude il report – "si inserisce in un contesto economico nazionale e internazionale complesso: l’economia globale mostra una crescita lenta e disomogenea, con l’industria in difficoltà e i servizi in rallentamento. Una situazione generalizzata a livello europeo e che causa la debolezza industriale crescente di diversi partner commerciali storici della nostra provincia, primi fra tutti Germania e Francia. Le aziende dovranno affrontare sfide significative e percepiscono come rischi importanti per il loro futuro temi come le interruzioni della catena di fornitura, nuovi shock economici e carenza di manodopera qualificata".