L’industria reggiana in affanno. Calano produzione ed export. Esplode la cassa integrazione

Il terzo trimestre chiude col -14% complessivo. Flop in quasi tutti i settori: crollano ceramica e meccanica. Incremento di richieste della Cig: la straordinaria al +102%, l’ordinaria raggiunge addirittura il +170%.

L’industria reggiana in affanno. Calano produzione ed export. Esplode la cassa integrazione

Vanes Fontana, direttore generale di Unindustria che ha realizzato lo studio congiunturale sull’ultimo trimestre

L’industria reggiana mostra ancora segnali di frenata. Nel terzo trimestre dell’anno da poco concluso, infatti, l’attività produttiva ha registrato un calo del 14% e le esportazioni sono diminuite del 7,7%, mentre. Nello stesso tempo il livello del portafoglio ordini non solo si è confermato negativo, ma ha evidenziato un peggioramento. A fine settembre, infatti, le imprese che hanno dichiarato un peggioramento in questo campo sono state il 68,8% e solo il 6,3% ha segnalato un aumento.

Il peggioramento osservato ha riguardato in modo diffuso quasi tutti i principali comparti dell’industria reggiana: moda (-8,3%), gomma e materie plastiche (-9,5%), ceramica (-7%), prodotti in metallo (-9,3%), apparecchiatura elettriche (-9,1%), macchine ed apparecchiature meccaniche (-11,4%). Nel primo semestre l’export provinciale si è ridotto in misura più marcata verso il Regno Unito (-21,5%), Francia (-12,6%), Germania (-6,4%) e Cina (-17,3%). In terreno positivo solamente gli Usa (+3,3%) e la Turchia (+3,5%). Infine, rileva l’indagine congiunturale di Unindustria, da gennaio ad agosto il numero di ore di cassa integrazione autorizzate per gli addetti del comparto industriale sono state pari a circa 5,9 milioni, con un aumento del 135,5% rispetto all’analogo periodo del 2023. Nell’ambito delle tipologie d’intervento, l’incremento è stato determinato sia dalla richiesta per la Cig ordinaria (+169,8%), sia dalla Cig straordinaria (+102,6%).

Riguardo al forte incremento di richieste di ricorso alla Cassa Integrazione, va precisato che storicamente l’utilizzo effettivo delle ore autorizzate dall’Inps si è sempre rivelato inferiore al previsto. "A condizionare l’attività produttiva sono stati, in particolar modo, l’evoluzione negativa della domanda dei consumi e degli investimenti, nonché la frenata dell’export, storico punto di forza dell’industria provinciale", spiega il direttore generale di Unindustria Vanes Fontana. Secondo cui "non hanno aiutato i ritardi nell’emanazione dei provvedimenti attuativi del piano industria 5.0, che hanno obbligato le aziende a rinviare le scelte di investimento, in attesa di avere un quadro della regolamentazione chiaro e certo". Per Assoindustria anche le previsioni nel breve periodo non sono positive e "non vedono nei primi mesi del 2025 un significativo cambiamento". Questo andamento – conclude il report – "si inserisce in un contesto economico nazionale e internazionale complesso: l’economia globale mostra una crescita lenta e disomogenea, con l’industria in difficoltà e i servizi in rallentamento. Una situazione generalizzata a livello europeo e che causa la debolezza industriale crescente di diversi partner commerciali storici della nostra provincia, primi fra tutti Germania e Francia. Le aziende dovranno affrontare sfide significative e percepiscono come rischi importanti per il loro futuro temi come le interruzioni della catena di fornitura, nuovi shock economici e carenza di manodopera qualificata".