Chiuse le indagini sul caso del quadro "La cattura di San Pietro" (opera secondo l’accusa rubata e poi riapparsa, con qualche modifica, nella disponibilità di Vittorio Sgarbi), indagini che vedono indagato il critico d’arte e politico con l’accusa di riciclaggio di beni culturali, contraffazione di opere d’arte e autoriciclaggio di beni culturali. Sgarbi, che rischia fino a 12 anni, respinge ogni accusa e parla di "contestazioni infondate. Ribadisco la trasparenza e la correttezza delle mie condotte. Ho piena fiducia nei giudici che dovranno valutare il risultato delle indagini". L’inchiesta passò anche da Correggio. Sgarbi avrebbe commissionato una copia del dipinto al laboratorio di stampa G-Lab. Il rinomato laboratorio fondato dai fratelli Cristian e Samuele De Pietri avrebbe fatto in passato una riproduzione del quadro di Sgarbi. I due imprenditori, proprio nell’ambito dell’indagine, erano stati ascoltati a lungo dai carabinieri, pur senza essere indagati. "Abbiamo conosciuto Sgarbi tre anni fa, ad una mostra a Ferrara: desiderava conoscere il nostro lavoro. Noi abbiamo un laboratorio grafico che si occupa di stampa anche ad altissimo livello, grazie a tecnologie sofisticate di riproduzione. Possiamo creare repliche anche di dipinti a olio su tela, in rilievo. Non è stampa 3D, ma materica, come dipinta a mano. Lui ci chiese di riprodurre alcune opere. Per noi era un cliente prestigioso", le dichiarazioni rese dai De Pietri in gennaio, quando emersero le prime indiscrezioni sull’indagine. In quell’occasione i due imprenditori correggesi avevano spiegato che la riproduzione è riconoscibile dalla presenza in un punto preciso di 5 righe parallele create dalla macchina di stampa. E da ciò, secondo l’inchiesta, si capirebbe quale è l’originale e quale la copia.
Antonio Lecci